Alla scoperta della salute. L’apporto delle neuroscienze, della psicologia e della salutogenesi

Alla scoperta della salute L’apporto delle neuroscienze, della psicologia e della salutogenesi

Facciamoci l’abitudine: sempre più spesso sentiremo parlare di salute e di come la si mantiene, e non solo di malattie e di come esse si…
 

Alla scoperta della salute
L’apporto delle neuroscienze, della psicologia e della salutogenesi

Facciamoci l’abitudine: sempre più spesso sentiremo parlare di salute e di come la si mantiene, e non solo di malattie e di come esse si sconfiggono. Un cambiamento di paradigma è alle porte, ma andiamo per ordine ed iniziamo dal titolo.
L’apporto della psicologia alla salutepotrebbe essere sufficientemente comprensibile, e a molti verranno in mente quelle che vengono definite malattie psicosomatiche, ovvero quei disturbi a carico del corpo ma originate nella mente. Lo stress è da sempre stato uno dei maggiori inquisiti a tal riguardo, e di fatto lo è. Ma l’apporto della psicologia non si riduce a tali casistiche, in quanto di fatto va ben oltre: riguarda il rapporto che abbiamo con noi stessi, con gli altri, il nostro livello di soddisfazione quotidiano, le passioni che coltiviamo, le paure che non consideriamo.
Passiamo alle neuroscienze. Siamo tutti affascinati dalle tecniche di neuro-immagine e di scansione cerebrale, che offrono evidenze incontestabili di come lavora il cervello. Grazie alle neuroscienze sappiamo cosa succede all’interno della nostra scatola cranica quando lavoriamo, quando siamo felici, quando ci arrabbiamo o quando siamo soverchiati da una psicopatologia. Le neuroscienze hanno reso osservabile ciò che un tempo non avrebbe mai potuto esserlo, ed ora ci aiutano a predire quali sono le attività cerebrali che assicurano la nostra salute, e cosa rende una mente – a tutti gli effetti – sana.
Abbiamo da qualche decennio anche la salutogenesi, adesso sugli scenari di ricerca scientifici più protagonista che mai. Quando si parla di salutogenesi, immediatamente si pensa ad un modello spesso estraneo a quello della mentalità bio-medica dominante, ovvero la patogenesi. Infatti, se la patogenesi – ovvero lo studio di ciò che causa la patologia – è molto conosciuta, la salutogenesi – lo studio di ciò che determina la salute, non lo è altrettanto.
In realtà il termine salutogenesi è associato ad una varietà di ricerche e significati che hanno preso vita nel 1979, quando Aaron Antonovsky – accademico e sociologo di origine israeliana – pubblicò il suo libro Health, Stress and Coping.
In quest’opera, Antonovsky cercò di rispondere per mezzo delle sue ricerche a degli interrogativi riguardo a ciò che determina la salute, ed introdusse l’evidenza secondo la quale i significati che noi diamo alla nostra esistenza e agli accadimenti di vita contribuiscono grandemente al mantenimento (o meno) della salute del corpo e della mente. Se dunque paragoniamo la salute ad un albero, possiamo dire che gli argomenti in merito, le pratiche e le evidenze sono davvero molteplici ed intrecciati tra loro, ma vediamo alcuni presupposti che ci giungono concertati dai tre grossi rami indicati, rimanendo saldi sulla considerazione che la salute non è uno stato immobile, non è scisso dalla mente e non riguarda solo l’individuo.

LA SALUTE DIPENDE DALL’AMBIENTE CIRCOSTANTE

L’essere umano non è un sistema a sé stante ed isolato, ma di fatto ha continui scambi e dialoghi a differenti livelli. L’interazione principale è quella con l’ambiente,ed i continui interscambi del nostro continuum corpo-mente con il mondo in cui vive concorrono a creare ambienti biologici sani o meno sani, e con essi interconnessioni con il corpo altrettanto sane o meno sane.

Non ho al momento incontrato un testo scritto da psicologi che meglio spiega questo principio di quello di James Hillman, psicologo analista junghiano, nel suo dialogo con Michael Ventura[1]:

“Abbiamo avuto cento anni di analisi, la gente diventa sempre più sensibile, e il mondo peggiora sempre più. Forse è arrivato il momento di guardare in faccia questa realtà. Continuiamo a situare la psiche dentro la pelle. Per dare una localizzazione alla psiche si va dentro, si esaminano i nostri sentimenti e i nostri sogni: essi ci appartengono. […] Noi lavoriamo costantemente sulle nostre relazioni, sui nostri sentimenti, sulle nostre riflessioni, ma guardi là cosa ne resta fuori…
Quello che resta fuori è un mondo che si va deteriorando. (…) Gli edifici sono malati, le istituzioni sono malate, il sistema bancario è malato, e così la scuola, il traffico – la malattia è là fuori. Nel XIX secolo la gente non parlava della psiche, fino a che non arrivò Freud e scoprì la psicopatologia. Adesso cominciamo a dire: i mobili contengono una sostanza che ci sta avvelenando; il forno a microonde libera radiazioni pericolose.  Il mondo è diventato tossico.”

La psicologia, la medicina e le scienze sociali hanno sovente camminato a metri di distanza, limitandosi – quando non hanno potuto ignorarsi – ad incontrarsi prudentemente in un caffè. Ecco allora che il moderno concetto di salute si è limitato, fino a poco tempo fa, ad occuparsi dell’essere umano senza occuparsi del contesto in cui egli è inserito e che, in un rapporto di reciproco scambio, contribuisce molte volte a peggiorare. Così come gli interventi sull’ambiente, dalle aziende alle infrastrutture, non possono più operare senza tenere conto dell’impatto che hanno sulle persone e sull’ecosistema in cui sono inseriti (per via dei molteplici problemi climatici e delle risorse sempre più carenti del nostro pianeta), così anche un più ampio concetto di psicologia e di salute si trova adesso a fare i conti con l’insieme.

Sempre seguendo le parole di Hillman:

“L’etilismo, l’assenteismo, l’analfabetismo e l’abbandono della scuola, la frode, il vandalismo a danno del patrimonio pubblico, la trasgressione delle regole, le truffe alle istituzioni, le tangenti, anche questi sono sintomi, anche se non vengono strombazzati come le violenze ai bambini e la tossicomania. È necessario leggere queste cose come sintomi che riguardano lo Stato e non soltanto il singolo paziente. Altrimenti noi terapeuti continueremo nella nostra posizione di mediazione, di mettere in riga la gente in modo che, avendo una propria funzione all’interno del sistema, riesca ad adattarvisi. In genere si continua a situare tutti i sintomi all’interno del paziente, invece di localizzarli anche nell’anima del mondo.”[2]

Sappiamo che l’inquinamento contribuisce alla maggior parte delle malattie del nostro tempo, così come vivere in ambienti malsani, fare lavori che arrecano disagio, passare troppo tempo davanti al televisore o con gli ormai insostituibili device.
Ecco allora che la salute diventa un fatto ambientale ma di reciproca responsabilità: l’ambiente contribuisce alla nostra salute, ma anche la nostra salute contribuisce a quella dell’ambiente, innescando dinamiche virtuose o viziose di ambivalente beneficio, o danno.

LA SALUTE DIPENDE DAL RAPPORTO CHE ABBIAMO CON GLI ALTRI

Come riferito dai più noti approcci sistemici che spaziano dall’economia alla biologia, ogni fenomeno a noi noto può dirsi il risultato di interazioni e connessioni di una grande variabilità di elementi, che se vengono trascurati non ci restituiscono una visione concreta del fenomeno stesso. Ecco che la salute, come noto per le popolazioni antiche e le medicine etniche e sciamaniche[3], è connessa intimamente con l’ambiente relazionale della persona.[4]  

Fritjof Capra, fisico e saggista, scrisse:

se a un medico occidentale si chiede quali siano le cause di una malattia, egli parlerà di batteri o di disturbi fisiologici; è probabile invece che uno sciamano menzioni la competizione, la gelosia e l’avidità, streghe e stregoni, malefatte di un membro della famiglia del paziente, o un qualche altro modo in cui il paziente o i suoi consanguinei hanno violato l’ordine morale”. [5]  

La malattia, secondo diversi approcci olistici, è vista come una conseguenza di una problematica appartenenza ad un gruppo sociale. In psicologia l’approccio sistemico-relazionale studia appunto lo sviluppo di significati e dei rapporti disfunzionali all’interno della famiglia[6] , ma una psicologia sistemica di più ampio raggio non deve limitarsi a questo, bensì spingersi oltre e osservare come i significati mutuati dalla stessa famiglia facciano parte di un sistema più ampio ancora, e che troppo spesso concorriamo a giustificare e mantenere.  

Con le parole di una review di 10 anni di studi:

“Sono stati fatti progressi significativi [nella ricerca] che includono il collegamento delle esperienze familiari dell’infanzia con la salute in età avanzata; l’identificazione con determinati processi biosociali spiega come i legami familiari influenzano la salute durante la vita, e la ricerca sul contagio sociale mostra come i membri della famiglia influenzano l’uno la salute l’altro in base alla diversità della famiglia stessa e alle diverse dinamiche, tra cui genere, sessualità, diversità socioeconomica e razziale.” [7]  

Il rapporto con gli altri non deve essere solo un’opportunità di riflessione, ma un’occasione di pratica operativa. Gli altri sono il nostro specchio e la psicologia ce lo insegna dal giorno della sua nascita, ma non si tratta solo di questo. Una scienza che ci insegni a prenderci cura della nostra salute e che ci rimetta in mano la possibilità di far fronte a squilibri ambientali ed eventi patogeni, deve interrogarsi imprescindibilmente sul rapporto che l’individuo ha con il suo prossimo, cosa lo induce ad agire, e cosa nei fatti operativamente fa nei confronti degli altri.

LA SALUTE RIGUARDA I SIGNIFICATI E LA FIDUCIA CHE DIAMO ALL’ESISTENZA

Aaron Antonovsky lo chiamò senso di coerenza. La coerenza per Antonovsky, il padre della salutogenesi, è:

“… un orientamento globale che esprime la misura in cui si ha una pervasiva, duratura ma dinamica sensazione di fiducia che gli ambienti interni ed esterni siano prevedibili e che esiste un’alta probabilità che le cose vadano come ci si possa ragionevolmente aspettare.” [8]

Secondo il famoso sociologo, un senso di coerenza ben strutturato aiuta infatti a mobilitare risorse interne per far fronte a situazioni stressogene e a gestire con successo le tensioni. Grazie a questo meccanismo, il senso di coerenza ci aiuta dunque a determinare la nostra posizione sul continuum costituito dall’asse salute/malattia.

Sebbene il senso di coerenza rimandi ad un concetto singolo, la salutogenesi mette in luce quali sono le origini della salute, considerando una pluralità di fattori e processi dietro allo star bene che confluiscono nell’orientamento mentale della coerenza. Potremmo dunque dire che il concetto di coerenza richieda per forza di cose un approccio interdisciplinare e sistemico, in quanto molti sono gli elementi coinvolti nel nostro sistema di significati che possono rientrare nella predisposizione alla salute.
Il senso di coerenza ha il fascino della relativa semplicità: suggerisce che tutti i processi salutogenici sono incanalati attraverso un orientamento misurabile della vita globale. Pertanto, questo unico concetto focalizzato riduce notevolmente la complessità. Inoltre, il concetto di senso di coerenza ha una validità elevata per tutti i ricercatori e le culture a cui è applicato, poiché offre il senso immediato del fatto che percepire la vita come comprensibile, gestibile e significativa è favorevole alla salute. La combinazione di componenti cognitive, comportamentali e motivazionali posiziona in modo univoco il senso di coerenza, tutti elementi misurabili.
Quest’ultimo punto, ovvero che il senso di coerenza è misurabile, può essere la ragione più significativa della sua posizione di rilievo nella letteratura scientifica. Nella prestigiosa rivista Social Science and Medicine, nel 1993 Antonovsky aveva infatti pubblicato un documento intitolato The Structure and Properties of the Sense of Coherence Scale, citato da oltre 2500 pubblicazioni, un risultato importante. Nel giro di pochi anni, il questionario sul senso di coerenza di Antonovsky era stato tradotto in almeno 33 lingue in 32 paesi con almeno 15 diverse versioni e i test di misurazione della coerenza ha continuato senza sosta.
Pertanto, è comprensibile che per molti la salutogenesi sia diventato sinonimo di coerenza.

CONCLUSIONI

I tempi attuali, i limiti evidenziati dell’essere umano nei confronti della natura, le nuove tendenze di analisi e ricerca, le prese di posizione scientifiche sui problemi di portata globale, ridondanti e spesso inefficaci, indicano una sola strada possibile: che l’essere umano ri-diventi responsabile della sua salute, come già avveniva in antichità. L’essere umano moderno ha ormai tutte le conoscenze e possibilità di sviluppare una nuova consapevolezza riguardo al grado di salute e soddisfazione non solo del suo corpo, ma della sua esistenza intera. Occorre renderci conto che la salute non è un bene da difendere: è qualcosa che noi già abbiamo, e che sono gli alimenti, le abitudini, i pensieri e le emozioni disfunzionali che ne possono alterarne l’equilibrio.
Proprio perché la salute stessa è un processo sistemico, sarà sempre più naturale dunque occuparsene a tanti livelli, dove un confronto tra saperi differenti sarà sempre più essenziale e vivificante.

BIBLIOGRAFIA

  • AA.VV., The Handbook of Salutogenesis | Free download
  • Antonovsky A.,Health, stress and coping. San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1979.
  • Antonovsky A., Unraveling the mystery of health—How people manage stress and stay well. San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1987.
  • Antonovsky A., The structure and properties of the sense of coherence scale. Social Science and Medicine, 36(6),1993.
  • Capra F., Il Punto di svolta, Feltrinelli, Milano, 1984.
  • Capra F., Luisi P.L., Vita e Natura, Aboca, Sansepolcro (AR), 2014.
  • Gaydosh, L., Harris, K. M., Childhood family instability and young adult health. Journal of Health and Social Behavior, 59, 2018.
  • Eriksson, M., & Lindstrom, Bringing it all together: The salutogenic response to some of the most pertinent public health dilemmas. In A. Morgan, E. Ziglio, M. Davies (Eds.), Health assets in a global context, 2010.
  • Hillman J., Ventura M., Cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio,  Raffaello Cortina, Milano, 1998.
  • KiecoltGlaser J. K., Wilson S. J., Madison, A., Marriage and gut (microbiome) feelings: Tracing novel dyadic pathways to accelerated aging., Psychosomatic Medicine, 81( 8), 2019.
  • Miller G. E., Chen E., Parker K. J., Psychological stress in childhood and susceptibility to the chronic diseases of aging: Moving toward a model of behavioral and biological mechanisms. Psychological Bulletin, 137, 2011.
  • Rajesh G., Eriksson M., Pai K., Seemanthini S., Naik D. G., Rao, A.,The validity and reliability of the sense of coherence scale among Indian university students, Global Health Promotion, 2015.
  • Salese S., Perché la paura mette a serio rischio la nostra salute | Free downolad
  • Tassinari, M. T., Medicine Tradizionali e Non Convenzionali, Nuova Ipsa, 2014.
  • Umberson D., Thomeer M. B., Family Matters: Research on Family Ties and Health, 2010 to 2020, Journal of Marriage and Family, 2020.

Silvia Salese
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  • [1] Hillman, Ventura, 1998.
  • [2] ibidem
  • [3] Si veda Maria Teresa Tassinari
  • [4] Si veda, a titolo di esempio, Capra e Luisi
  • [5] Capra, 1984.
  • [6] Si veda ad esempio la letteratura di Selvini-Palazzoli
  • [7] Umberson, Thomeer, 2020.
  • [8]  Antonovsky, 1979.

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