La comunicazione, il linguaggio, la coscienza e l’emozione

Con il termine comunicazione viene generalmente definito il…
 

Con il termine comunicazione viene generalmente definito il passaggio d’informazioni da un essere vivente all’altro per mezzo segnali che a tal fine hanno subito una particolare evoluzione. Nella specie umana la funzione comunicativa ha raggiunto i suoi massimi livelli e, in questo senso, attraverso la parola comunicazione possiamo definire il sistema globale di rapporti che gli individui sviluppano tra di loro e con la comunità e l’habitat in cui vivono.

Per l’epistemologo cibernetico G. Bateson, la comunicazione si genera attraverso differenze, cioè attraverso cambiamenti e trasformazioni delle relazioni che intercorrono tra gli elementi che formano il sistema.
Bateson scrive: “L’informazione consiste in differenze che producono una differenza. Se vi faccio notare la differenza tra un gessetto e un pezzo di formaggio, tale differenza influirà su di voi: vi spingerà forse a non mangiare il gessetto o forse ad assaggiarlo per verificare la mia asserzione. La sua natura di non-formaggio è diventata una differenza efficace. Ma ci sono milioni di altre differenze – positive e negative, interne e esterne al gessetto – che rimangono latenti e inefficaci”.
Più avanti, Bateson scrive: “Stiamo discutendo di un mondo di significato, un mondo in cui certi particolari e certe differenze, piccole e grandi, in certe sue parti vengono rappresentate in relazioni tra altre parti in questo mondo totale”.

È su queste premesse, legate al concetto di comunicazione come “differenza”, che negli anni sessanta il gruppo di ricerca di Palo Alto studiò e definì la funzione pragmatica della comunicazione: cioè, la capacità di provocare degli eventi nei contesti di vita attraverso l’esperienza comunicativa (intesa sia nella sua forma verbale, sia nella sua forma non verbale). Gli autori definirono gli assiomi della comunicazione (l’impossibilità di non comunicare, livelli comunicativi di contenuto e di relazione, la punteggiatura della sequenza di eventi, comunicazione numerica e analogica, interazione complementare e simmetrica), producendo una griglia di lettura capace di spiegare una serie di effetti emergenti dall’interazione relazionale, all’interno dei vari contesti di vita.

Negli anni novanta la ricerca in psicologia ha dato sempre più importanza alla funzione linguistica umana, tantoché oggi è largamente accettata l’idea che il bambino (già al momento della nascita e in qualche misura anche prima), in quanto immerso in un universo di relazioni comunicative con le figure di riferimento[1], si pone quindi come un soggetto attivo dotato di un’intenzionalità sociale[2].

Humberto Maturana nel suo libro “Autocoscienza e realtà” parlando della relazione tra essere umano e linguaggio scrive:

Noi esseri umani siamo sistemi viventi che esistono nel linguaggio. Questo significa che benché esistiamo come esseri umani nel linguaggio e dunque i nostri domini cognitivi (domini di azioni adeguate) hanno luogo nell’agire linguistico, questo agire linguistico si attua attraverso il funzionamento come sistemi viventi

Il linguaggio è, dunque, una funzione che si evolve e ci fa evolvere all’interno del nostro accoppiamento strutturale con i nostri simili. In altre parole, i partecipanti ad una dinamica conversazionale nel loro agire linguistico producono delle distinzioni sulla realtà, che vengono accettate e mantenute stabili finendo per essere trasformate in simboli consensuali che vanno poi sostituendosi alle distinzioni consensuali operate dai comunicanti. I processi “categoriali”, attraverso cui ci rappresentiamo la realtà, sono quindi fenomeni del linguaggio e vengono generati dalla coordinazione consensuale di azioni o distinzioni in un qualsiasi dominio contestuale. Pertanto è possibile, accettando questo tipo di epistemologia, sostenere che, all’interno dell’agire linguistico gli oggetti non siano altro che coordinazioni consensuali di azioni che funzionano come simboli al posto delle coordinazioni consensuali di azioni da essi stessi coordinati.

Quanto detto sopra, porta allo sviluppo di alcune considerazioni:

  • L’agire linguistico è un fenomeno sociale
  • Gli esseri umani si realizzano all’interno di un mutuo accoppiamento linguistico in quanto, i fenomeni come la coscienza, – e in senso più ampio la mente – si generano all’interno delle dinamiche interattive delle nostre coordinazioni consensuali le quali, a loro volta, si esprimono in seno alle nostre interazioni comunicative. Ed è attraverso questo processo di accoppiamento continuo che prendono forma le selezioni che danno luogo al nostro individuale percorso di derivazione ontogenetica. Il sistema vivente ad ogni livello è organizzato per formare regolarità interne. Questo porta a presupporre che in assenza di ricorsività linguistica non c’è linguaggio, né sembra possa generarsi una mente o un qualcosa di riconoscibile come tale nel nostro dominio di distinzioni (Maturana e Varela)[3]. La mente è allora una proprietà emergente all’interno di un processo e, essendo fenomeno, appartiene alla rete di accoppiamento sociale e linguistico. Come tale essa non è una cosa riconducibile alla struttura biologica umana: la coscienza e la mente appartengono, dunque, al domino di accoppiamento sociale, ed è lì che si realizza la loro dinamica.

[1]. Ad esempio, il “maternese” è una forma di linguaggio tipico del rapporto madre-bambino
[2]. Prima si credeva che il bambino attraversasse una fase autistica autoreferenziale come ipotizzata da Freud o dalla Mahler.
[3]. Cfr. Maturana e Varela vedi bibliografia

È a questo punto, che risulta importante definire brevemente l’esperienza emozionale, in quanto elemento fondamentale ed esplicativo per la genesi delle dinamiche legate alla continuità della nostra coscienza. Questa, a sua volta, viene intesa come forma di autoriferimento che ci rende capaci di un senso unitario di quell’esperienza psicologica complessa auto e eteroriferita, che in psicologia viene nominalizzata attraverso la parola “Sé”.

L’emozione è un pattern complesso di modificazioni che comporta un’eccitazione fisiologica, dei sentimenti, dei processi cognitivi e delle reazioni comportamentali in risposta ad una situazione che è percepita dal soggetto come importante per il mantenimento del proprio equilibrio e del proprio benessere. L’eccitazione fisiologica comprende: alterazioni neurali, ormonali, viscerali e muscolari. I sentimenti prevedono stati e tonalità affettive lungo l’asse buono-cattivo o l’asse positivo-negativo. I processi cognitivi includono interpretazioni, ricordi e aspettative dell’individuo, sia come contenuti, sia come modalità di “processare” cognitivamente il proprio rapporto con la realtà; mentre le reazioni comportamentali implicano sia quelle espressive (piangere, ridere), sia quelle strumentali (chiedere aiuto, fuggire, ecc.).

Paolo Chellini

BIBLIOGRAFIA

  • Bateson, G. (1978), Verso un‘ecologia della mente. Milano: Adelphi.
  • Bateson, G. (1984). Mente e natura. Milano: Adelphi.
  • Maturana, H. Varela, F. (1985), Autopoiesi e Cognizione. Venezia: Marsilio Editori.
  • Maturana, H. Varela, F. (1987), L’albero della conoscenza. Milano: Garzanti.
  • Maturana, H. (1993). Autocoscienza e realtà. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Varela, F. J. (1985). Complessità del cervello e autonomia del vivente, in Bocchi, G., Ceurti M. (a cura di), (1985), La sfida della complessità. Milano: Feltrinelli.
  • Varela, F. J. (1988). Il circolo creativo: abbozzo di una storia naturale della circolarità. In Watzlawick, P. (a cura di), La realtà inventata. (1988), Milano: Feltrinelli.
  • Varela, F. J., Thompson, E., Rosch, E. (1991). The Embodieed mind. Cognitive cience and human experience. Massachusetts Indtitute of Technology. Tr. it. (1992), La via di mezzo della conoscenza. Milano: Feltrinelli.
  • Watzlawick, P., Beavin, J., Jackson, Don, D. (1971). Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio.

 

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