Le nuove Cyber-dipendenze: la dipendenza da Internet (IAD) - (parte prima)

Le nuove Cyber-dipendenze: la dipendenza da Internet (IAD) – parte 1°

Un eccessivo utilizzo di Internet può portare analogamente ad altre dipendenze ad alcune limitazioni nella vita…
 

12° articolo per la nostra rubrica dal titolo “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, curata da Jessica Guidi

Le nuove Cyber-dipendenze: la dipendenza da Internet (IAD) – (parte prima)

«Trascorsi solo 25 anni il “World Wide Web” accessibile a tutti, e, in questo lasso di tempo, internet è diventato una parte fondamentale delle nostre vita, modificando il nostro modo di lavorare, di comunicare, di giocare, di divertirsi e di socializzare, ha anche aperto le porte a mondi paralleli a quelli reali, che, nella maggior parte dei casi, gli utenti, e i giovani in particolare, dimostrano di saper gestire in modo sano e normale»
(Guerreschi, 2005; Pattaro, 2006)

Un eccessivo utilizzo di Internet può portare analogamente ad altre dipendenze ad alcune limitazioni nella vita, come la tendenza a trascurare attività alternative, a sperimentare sintomi di astinenza, perdita di controllo, sviluppo della tolleranza, perdita d’interesse per tutto quello che non è su web, fino a condurre il soggetto all’isolamento, entrando così nel circuito delle “nuove dipendenze”.

«Un tempo al quanto prolungato di utilizzo della rete e degli altri prodotti tecnologici può accrescerne in modo spropositato la passione, tanto da indurre ad una dipendenza patologica»
(Mariani, Schiralli, 2011)

Griffths (1995), prima di Goldberg, aveva utilizzato il nome “Technological Addiction”, ovvero dipendenza tecnologica, per indicare una dipendenza da comportamento che fa riferimento ad interazioni non dirette tra persone, ma mediate, interazioni uomo-macchina.

«Lo stadio iniziale di un uso non corretto di internet e del web si manifesta con alcuni segnali ben precisi:

  • pensieri e sensazioni sempre imperniati su argomenti relativi al cyberspazio;
  • un’attenzione costante alla posta elettronica;
  • un aumento di tempo trascorso online, con difficoltà a chiudere il collegamento;
  • una partecipazione intensa alle chat, anche per cose futili;
  • collegamenti notturni, con conseguente diminuzione delle ore di sonno e manifestazione di agitazione».

L’uso eccessivo di internet determina difficoltà in campo relazionale poiché il soggetto tralascia l’esperienza reale a favore dell’esperienza virtuale.

Gli studiosi utilizzano i termini dipendenza da “internet”, o Internet Addiction Disorder (IAD) o utilizzo patologico di internet (PIU).

«Si tratta di una dipendenza simile a una dipendenza da sostanza, come una sorta di dipendenza comportamentale, derivante da un utilizzo problematico della rete»
Griffiths, 2000; Young, 2004)

Beard raccomanda che i seguenti cinque criteri diagnostici siano necessari per una diagnosi di dipendenza da Internet: preoccupazioni inerenti Internet, pensando  alla precedente attività svolta online o anticipando le prossima; bisogno di utilizzare Internet con tempi sempre maggiori per raggiungere la soddisfazione; ha compiuto tentato di ridurre o interrompere l’uso di Internet ma con scarsi esiti; mostra irrequietezza, e irritabilità durante i tentativi di ridurre o interrompere l’attività su Internet.

Inoltre, deve essere presente almeno uno dei seguenti: compromissione significativa nei rapporti personali di coppia, in ambito lavorativo, in ambito scolastico a causa dell’eccessivo utilizzo di Internet; menzogne e negazione del problema a membri della famiglia, terapeuta o altri, per nascondere la portata del coinvolgimento con Internet; usa Internet come modalità di evasione ai problemi o per alleviare un umore disforico (ad esempio, sentimenti di impotenza, di colpa, di ansia o di depressione).

Diagnosi

Ad oggi non esiste una diagnosi condivisa e non è ancora presente sul DSM 5, ma la dipendenza da Internet è stata principalmente definita come un «Disturbo del Controllo degli Impulsi non altrimenti specificato, facendo riferimento all’incapacità del soggetto di controllare le proprie azioni anche se ha la consapevolezza che l’atto in questione è dannoso per sé e/o per gli altri e la presenza variabile di sintomi astinenziali che hanno un ruolo importante nelle ricadute» (DSM-IV-TR).

Il fenomeno, anche se per il momento è assente un inquadramento specifico a livello diagnostico, si dimostra sempre più evidente, e quindi esistente, e prossimamente potrebbe diventare un futuro problema socialmente esteso.

Per questo motivo sempre più risorse e fondi pubblici vengono impiegati per la realizzazione di progetti di ricerca ed intervento, sia a livello nazionale, sia europeo, sia internazionale.

L’obiettivo è quello di conoscere dettagliatamente il fenomeno e la sua incidenza nella popolazione, per prevenire il disturbo soprattutto tra gli adolescenti e giovani adulti.

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