La tecnologia che riconosce le emozioni e le espressioni.

Emozioni e tecnologia

Da anni la sperimentazione si è spostata sulla possibilità di un riconoscimento informatico automatico delle emozioni…
 

Le emozioni permeano la nostra vita.

Anche quando non vorremo farlo rispondiamo ad uno stimolo esterno con un’emozione.

Un grosso cane ci ringhia. Abbiamo paura.

Una persona ci porta un regalo. Siamo felici.

Ci arriva la vincita di una lotteria. Siamo sorpresi

Lungo la strada calpestiamo qualcosa di molliccio, e guardando la scarpa imbrattata riconosciamo il prodotto. Proviamo disgusto.

Dal giornalaio ci portano via sotto il naso l’ultima copia di un libro in promozione assieme al quotidiano che tanto desideravamo. Proviamo rabbia.

Le vacanze finiscono. Diventiamo tristi.

Pensiamo alla socia della nostra impresa che è scappata con i soldi della cassa, proviamo disprezzo.

Queste sono le sei emozioni (+ una), cioè “famiglie” di emozioni confermate negli studi di molti ricercatori come Landis (1924), Frois Wittmann (1930), Fulcher (1942), Hjortsjö (1969), Ermiane e Gergerian (1978), Izard (1983), Ekman, Friesen e Hager (2002).
La settima emozione, il disprezzo, compare verso i due anni di vita, mentre le altre sono presenti dalla nascita. Per cui, riassumendo, le emozioni sono biologiche, universali e uguali per tutti.

Come si manifestano?
Nel volto, nei movimenti del corpo,
nell’intensità dell’espressione, nel linguaggio.

Se vogliamo approfondire l’argomento, e magari scoprire quando qualcuno ci mente, esprime un’emozione falsa, vuole danneggiarci, o l’opposto, è sincero e ci aiuta volentieri, dobbiamo studiare i manuali tecnici compilati su base sperimentale dagli studiosi citati.  Successivamente visionare i video di ciò che ci interessa al rallentatore per percepire i movimenti muscolari e quindi riconoscere le emozioni espresse e verificare la loro congruenza con il discorso o la situazione.
Da lunghi anni la sperimentazione si è spostata sulla possibilità di un riconoscimento automatico, computerizzato, senza l’intervento umano.
Le attuali linee di sviluppo dei progetti connessi sono sostanzialmente tre: prodotti per la ricerca, per la sicurezza, per l’intrattenimento ludico.
Nel primo caso il prodotto di punta è FaceReader™7.0 – software per la lettura automatica delle espressioni facciali – prodotto dalla olandese Noldus.  Il programma si basa su una griglia virtuale di oltre 500 punti, che si posizione sopra il volto umano. Un algoritmo “legge” gli spostamenti dei gruppi di punti e ipotizza la percentuale di probabilità che si tratti di un’emozione.

FaceReader della Noldus
La schermata del programma FaceReader della Noldus [tratta da eyeonmedia.com.mx]
Quali sono i limiti del software?
Il bisogno di una forte illuminazione, per permettere alla videocamera del computer di riprendere in tempo reale, la posizione frontale del soggetto, man mano che si accentua un angolo di spostamento del volto il software diminuisce la probabilità di riconoscimento, ed infine la campionatura delle stringhe di codifica che sono solo quelle base per ogni emozione e non tengono conto delle innumerevoli varianti.
Analogamente l’Università statunitense di Rochester ha sviluppato un algoritmo che analizza 12 caratteristiche del linguaggio, fra cui tono e volume, cercando di identificare le sei emozioni fondamentali, al momento con una probabilità dell’81%.
Nel campo delle applicazioni nella sicurezza negli Stati Uniti la formazione del personale del Transportation Security Administration (TSA). Questo tipo di addestramento ha ricevuto l’attenzione del settore della sicurezza a causa della minaccie del terrorismo. Un esempio dell’applicazione di queste tecniche è il programma “Screening of Passengers by Observation Techniques (SPOT)[1]”, utilizzato nel settore del trasporto aereo.  Si basa sul rilevamento di individui che mostrano un comportamento potenzialmente pericoloso all’interno degli scali aeroportuali. Il programma di controllo “Screening of Passengers by Observation Techniques (SPOT)” è stato applicato negli USA dal 2008. Sono stati impiegati 3.000 Behavior Detection Officers (BDO) in 161 aeroporti a livello nazionale. I BDO hanno una “baseline” del comportamento normale in aeroporto e cercano i comportamenti che vi si differenziano.

Aereoporto di Tel Aviv dove si usa il metodo SPOT. Photo by David Shankbone via Wikimedia Commons
Aereoporto di Tel Aviv dove si usa il metodo SPOT.

Infine nel settore dell’intrattenimento abbiamo un nuovo software dell’agosto 2014 per Google Glass che aiuta ad identificare il sesso, l’età e lo stato emotivo di una persona.
Questa app si chiama Glassware ed è stata prodotta dall’Istituto Fraunhofer per Integrated Circuits che ha adattato il suo motore di riconoscimento facciale per i Google Glass, gli occhiali tecnologici di Google.
L’applicazione SHORE di Glassware è infatti in grado di elaborare il flusso video raccolto dalla telecamera integrata negli occhiali. La tecnologia usata ha richiesto un lungo sviluppo e utilizza una libreria di dati costruiti sul linguaggio di programmazione C++ per analizzare il volto umano. Il programma permette di comprendere se il soggetto è felice o triste, maschio o femmina, giovane o vecchio.
Tutte queste applicazioni comportano inevitabilmente un’intrusione nella privacy del cittadino. Di questo parere è Joseph Hager, il più giovane degli ideatori del FACS (Facial Action Coding System). Tanto da rifiutarsi,  per protesta, di volare su qualsiasi aereo per non incorrere nei sistemi di riconoscimento facciale delle emozioni, automatici o umani,  che considera lesivi alla vita personale.
Di parere opposto Paul Ekman, che invece è ideatore o collaboratore in tutte queste, e in altre discutibili, operazioni.
Il problema non si pone tanto da un punto di vista tecnico, risolvibile probabilmente con un aumento di punti nelle griglie, di soggetti nei database e di angoli di movimento, ma se la lettura delle nostre emozioni debba rimanere un elemento  privato o essere utilizzata nelle forme più invasive da enti privati per incrementare i loro vantaggi e profitti.

Enzo Kermol

[1]. “Screening of Passengers by Observation Techniques (SPOT)” è il programma di formazione sviluppato in collaborazione con Rafi Ron, responsabile della formazione degli operatori della sicurezza dell’ Israeli Airport Authority. È stato introdotto dal Transportation Safety Authority (TSA) negli Stati Uniti e dalla British Aircrafts Authority (BAA) in Inghilterra. Il programma si propone di utilizzare tecniche di osservazione per individuare le persone che necessitano di un controllo supplementare sulla base di comportamenti insoliti, ansiosi o spaventati espressi da passeggeri ai punti di controllo.”

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