La parola di Gabriele D’Annunzio

Considerato uno dei più prolifici scrittori della letteratura italiana moderna, ha provato tutti i generi…
 

La parola è una cosa profonda, in cui per l’uomo d’intelletto son nascoste inesauribili ricchezze.

Gabriele D’Annunzio

Considerato uno dei più prolifici scrittori della letteratura italiana moderna, D’Annunzio ha provato tutti i generi con vari successi.

Gabriele D’Annunzio nasce il 12 marzo 1863 a Pescara da genitori benestanti. Frequenta il Convitto Cicognini di Prato e in seguito l’Università di Roma pur non laureandosi.

Di fisico minuto, calvo in tenera età, trascorre gran parte della sua vita a Roma da dandy e signore. Nel 1883 sposa la duchessa Maria Hardouin di Gallese, con la quale ha tre figli. Sua figlia Renata (la Sirenetta del romanzo “Notturno”) nasce fuori dal matrimonio da una donna sposata, Maria Gravina Cruyllas, una delle sue numerose compagne. Nel 1910 D’Annunzio è costretto a vendere La Capponcina, una sontuosa villa vicino a Firenze, dove aveva vissuto dal 1899. Si trasferisce in Francia, stabilendosi infine ad Arcachon.

Nel 1915 torna in Italia per arruolarsi come volontario alla Prima Guerra Mondiale. Le inclinazioni di destra di D’Annunzio lo rendono poi partecipe del regime fascista, che nel 1924 gli conferisce il titolo di Principe di Montenevoso, mentre il governo gli dona anche una villa, Il Vittoriale, sul lago di Garda, dove risiede fino alla sua morte, il 1 ° marzo 1938.

Il suo compiuto virtuosismo in materia tecnica è evidente soprattutto nella sua poesia, dove la ricerca di nuove esperienze sensoriali è una delle sue preoccupazioni principali. Glorifica le azioni eroiche nella sua poesia patriottica (“Odi navali”, 1892-1893) la cui sintesi e ripetizione sinfonica è evidente nel ciclo “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi” (1903-1904; “Inni del cielo, del mare, della terra e degli eroi”). Dopo aver attraversato una crisi D’Annunzio cerca nuove soluzioni trovandole in un nuovo mito ispirato approssimativamente alle teorie del filosofo tedesco Nietzsche, quello del “superuomo”: un mito non più soltanto di bellezza, ma di energia eroica, attivistica. Così lo scrittore punta a creare l’immagine di una vita eccezionale (il «vivere inimitabile»), sottratta alle norme del vivere comune.

D’Annunzio raccoglie il meglio dei suoi racconti nel volume “Novelle della Pescara” (1902). Come narratore, deve molto ai francesi Gustave Flaubert e Guy de Maupassant. I suoi romanzi sono di natura estremamente autobiografica. È Andrea Sperelli ne “Il piacere” (1889), Tullio Hermil ne “L’innocente” (1892), e Giorgio Aurispa nel “Trionfo della morte” (1894). Mentre il romanzo dal titolo “Il fuoco” (1900) descrive la sua relazione con Eleonora Duse.

Tra le numerose opere di D’Annunzio, merita menzionare soprattutto “Francesca da Rimini” (1902) e “La figlia di Jorio” (1904; La figlia di Jorio).

Per approfondimenti: www.simplypsychology.org

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