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La vittoria di Trump e la scienza comportamentale

Sono le emozioni che guidano le scelte ed i sondaggi, spesso, non…
 

Henri Laborit, biologo comportamentale, una quarantina di anni fa aveva dimostrato che in condizioni di stress e paura i ratti tendono ad aumentare l’aggressività. Il suo lavoro ispirò un celebre film, “Mon oncle d’Amerique”, di Alain Resnais: dove questi meccanismi venivano trasposti agli esseri umani e alle loro risposte emotive allo stress.

Durante la campagna per le Presidenziali americane è stato discusso più volte dei meccanismi legati al neuromarketing che avrebbero portato numerosi vantaggi a Trump. La scelta delle parole, le accuse violente agli avversari ed il linguaggio utilizzato. Tutto è stato scelto sapendo come colpire, mediaticamente, l’opinione pubblica.

Tuttavia sono stati numerosi gli analisti che, discutendo di big data ed analisi, avevano puntato sulla vittoria della Clinton. Tra questi Nate Silver, il Data scientist più quotato d’America, dava Clinton in largo vantaggio.

Ha vinto l’istinto, sempre rivendicato da Trump come sua principale ispirazione

I suoi diagrammi non lasciavano dubbi riguardo alle possibilità di successo che, per Clinton, erano oltre i due terzi, con ulteriore allargamento della forbice nei giorni finali, con la chiusura dell’inchiesta Fbi. E quelli di Nate Silver non erano semplici sondaggi, bensì algoritmi complessi basati su tutti i sondaggi ponderati e incrociati con milioni di Big Data.

I Data scientist hanno perso. La tecnologia ha perso. Alle elezioni il razionalismo è stato superato dallo stress e dall’incertezza, aprendo scenari diversi da quelli analizzati e valorizzati con l’utilizzo Big Data. Ha vinto l’istinto, sempre rivendicato da Trump come sua principale ispirazione.

Ha vinto l’aggressività esibita da Trump nei suoi comizi, con le parole e, in particolare, con il linguaggio del corpo. Tutto quello che i Social Forum avevano affrontato e approfondito. Sono le emozioni che guidano le scelte ed i sondaggi, spesso, non le considerano rilevanti.

Dopo la Brexit, il primo segnale dell’inaffidabilità dei sondaggi, la conferma è arrivata con Trump. Laborit l’aveva capito ma abbiamo voluto ascoltare la tecnologia.

 

Andrea Paci

Fonte Medium

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