Musicalità comunicativa tra neuroscienze e psicobiologia comportamentale – II parte

Musicalità comunicativa tra neuroscienze e psicobiologia comportamentale – Parte 2°

Amore e piacere verso la musica…
 

Musicalità comunicativa tra neuroscienze e psicobiologia comportamentale – Parte 2°

Concentriamoci ora sul fenomeno del cooing, forma prelinguistica di comunicazione fatta di tipici movimenti labiali, tipici gorgheggi e di controllo della respirazione. Nel cooing, grazie anche al contesto del faccia-a-faccia, i suoni del bambino si allungano, imitano i vocalizzi materni e assumono modulazioni melodiche.

Il cooing trasmette affetto positivo e un’espressione vocale gradevole che infonde piacere. La dominanza dell’azione emotivo-affettiva su quella motoria è evidente (Papoušek and Papoušek, 1986). I movimenti della bocca sono organizzati nei pattern funzionali all’emissione del cooing ancor prima che la coordinazione motoria e respiratoria sia sufficiente a produrre suoni regolati. Di vitale importanza in questi casi, è il rispecchiamento materno, quell’adattamento delle risposte della madre (risonanza neurale) che permette al lattante di creare sequenze di azioni comunicative (movimenti labiali emessi con o senza suono, associati a lievi ondeggiamenti delle sopracciglia e a gesti delle mani) che formano frasi non più lunghe di 2 o 3 secondi. Trevarthen (a cura di,1998) sostiene che, durante le sequenze dialogiche del faccia-a-faccia che è essenzialmente un processo di condivisione di dinamiche relazionali, il neonato tende a emettere risposte vocali, associate ad espressioni facciali e a movimenti di mani e gambe, che sono contingenti alla tonalità affettiva cioè alle caratteristiche prosodiche dei vocalizzi materni. Tutto ciò contribuisce a realizzare le interazioni di intersoggettività primaria.

Nelle manifestazioni di proto-conversazione si assiste inoltre alla regolazione del movimento delle mani e della postura come primi segnali indicatori di sé e di un’intenzione (Hobson, 2002). La musicalità codificata dentro sequenze affettive ed emotive può per altro istruire e attivare abilità non musicali dando evidenti effetti come nel caso di bambini con ritardo mentale (Shepard, 1999). Esercizi e attività didattiche di tipo musicale agiscono sul cervello in modo evidente a vari livelli morfologici interessando l’area subcorticale dove si trovano i sistemi preposti alla percezione e produzione del linguaggio e della musica (Musacchia et al. 2007).  

Come aveva sostenuto Stern (1993), l’affettuosità relazionale (relational affects) è una dinamica prioritaria rispetto a quella cognitiva perché getta le fondamenta della personalità e dell’interazione sociale. La musicalità si manifesta quindi come linguaggio delle emozioni e, avvalendosi del flusso emotivo e prosodico, trova sede nell’emisfero cerebrale destro, nelle aree subcorticali preposte alle risposte emotive (Menon & Levitin, 2005; Callon et al. 2006). La competenza protomusicale accompagnata da azioni motorie di tipo gestuale e vocale pare essere il fondamento narrativo per il costituirsi del protolinguaggio e quindi deve essere precedente al linguaggio stesso (Trehub, 2006).

Gli elementi prosodici e musicali delle espressioni vocali non determinano solo la produzione e la comprensione del linguaggio ma ne influenzano l’evoluzione attraverso gli atti quotidiani delle dinamiche relazionali ed esperienziali per cui l’amore e il piacere verso la musica sono probabilmente un’espressione comportamentale adottata/ereditata da precedenti abilità e ancestrali pratiche.

Alessandro Bigarelli

 

BIBLIOGRAFIA

    • Callon, D.E., Tsytrarev, V., Itanakowa, T. et al. (2006). Song and speech: Brain region involved with perception and covert production. Neuroimage, 31: 1327-1342.
    • Hobson, P. (2002). The cradle of thought: Exploring the origins of thinking. London: MacMillan.
    • Menon, V. and Levitin, D.J. (2005). The rewards of music listening: response and physiological connectivity of the mesolimbic system. Neuroimage, 28: 175-184.
    • Musacchia, G., Sams, M., Skoe, E. and Kraus, N. (2007). Musicians have enhanced subcortical auditory and audiovisual processing of speech and music. Procedings of the National Academy of Sciences, USA, 104: 15894-15898.
    • Papoušek, M. and Papoušek, H. (1986). Structure and dynamics of human communication at the beginning of life. European Archives of Psychiatry and Neurological Sciences, 236: 21-25.
    • Shepard, R. (1999). Cognitive Psychology of music. In P.R. Cook, ed., Music, cognition and computerized sound. pp. 21-35. Cambridge: MIT Press, MA.
    • Stern, D.N. (1993). The role of feelings for an interpersonal self, pp. 205-215. In U. Neisser, ed., The perceived self: Ecological and interpersonal sources of self-knowledge, New York: Cambridge University Press.
    • Trehub, S.E. (2006). Infants as musical connoisseurs. In G.M. Pherson, ed., The child as musician, pp. 33-49.  Oxford: Oxford University Press.
    • Trevarthen, C. (a cura di, 1998), Empatia e biologia. Milano: Raffaello Cortina.

0 comments on “Musicalità comunicativa tra neuroscienze e psicobiologia comportamentale – Parte 2°Add yours →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.