Neuroscienze ed emozioni: prospettive e modelli (parte seconda)

Neuroscienze ed emozioni: prospettive e modelli – parte 2°

Articolo di Alessandro Bigarelli. L’esperienza affettiva ed emotiva…
 

Vedi: Neuroscienze ed emozioni: prospettive e modelli (1° parte)

I sette sistemi affettivi di base

In una ricerca trasversale che accomuna neuroscienze, psichiatria, psicodinamica e psicoterapia, Panksepp e Biven (2014) delineano gli specifici circuiti funzionali formati da regioni evolutivamente antiche del cervello e costitutivi delle emozioni, circuiti che danno vita ai sette sistemi affettivi di base:

  1. il sistema della ricerca o attesa/entusiasmo (legato alla dopamina), caratterizzato dal bisogno persistente di indagare ed esplorare;
  2. il sistema della collera/rabbia/dominanza (legato al testosterone e alla serotonina), affetto negativo che si contrappone al precedente;
  3. il sistema della paura/ansia (legato al cortisolo) che genera tensione corporea, inibizione del comportamento e affetti negativi;
  4. il sistema del desiderio sessuale, dal corteggiamento al rapporto sessuale, è una delle fonti dell’amore;
  5. il sistema della cura/accudimento/amorevolezza che contiene gli impulsi e gli stimoli per dare assistenza, sicurezza e attenzione al prossimo, rappresenta un’altra fonte d’amore (fondamentale qui il ruolo del neuropeptide ossitocina);
  6. il sistema del panico e della sofferenza/tristezza e solitudine si manifesta nell’ansia da separazione, nel pianto incessante, nel sofferente e disperato desiderio di ricongiungimento; dipende fortemente dai legami relazionali e sociali ed è ulteriore fonte d’amore;
  7. il sistema del gioco/fantasia/socializzazione (legato alle endorfine e alla dopamina), da ultimo, coadiuva l’individuo nel riconoscimento di quello che sarà il suo ruolo sociale: il gioco è una delle maggiori fonti dell’amicizia.

In questa sorta di neurobiologia dell’anima, i sette sistemi affettivi sono considerati sistemi emozionali perché l’attivazione di ciascuno di essi provoca decise reazioni viscerali, comportamentali e affettive (p.40). I sistemi emozionali più antichi perché già presenti nel cervello rettiliano (paura/ansia, piacere corporeo – questo più che essere un sistema emozionale è l’istinto base neurobiologico del piacere che supporta la neuropersonalità serotoninica -, rabbia/dominanza, sessualità e ricerca) rappresentano le basi neuronali del sé corporeo-istintivo.

L’esperienza affettiva e l’esperienza emotiva sembrano essere fondamento e sintesi del legame corpo-anima, Cervello-Mente.

È noto che affetti ed emozioni costituiscono il nucleo di ciò che il cervello fa quando elabora ricompense e punizioni. Sensazioni e sentimenti, affetti ed emozioni forniscono una valutazione costante del mondo esterno e di quello interno. Paksepp (2009) sostiene che i sistemi emotivi generano contemporaneamente varie manifestazioni comportamentali (posizionamenti del Sé), psicologiche ed emotivo-affettive (elaborazione dell’informazione autoriferita: sé idiografico) attraverso un sistema integrato e coerente di rappresentazioni di sé. L’elaborazione emotiva, inoltre, si basa essenzialmente su processi motori e di azione intrinseci più che di input sensoriali rielaborati, e su questo i neuroscienziati sembrano essere quasi tutti concordi. Un difficile compito per counselor e psicoterapeuti è dunque quello di individuare e saper esplorare il sé nucleare (core self) che si fonda sul corpo e sulle rappresentazioni neuronali e che, di conseguenza, è connesso ai processi primari emotivi ed affettivi che ne sono l’immediata espressione-manifestazione. La prima coscienza di sé si basa sul corpo, il sé corporeo, mentre le espressioni del sé sono di tipo emotivo-affettivo. Si dovrebbe perciò parlare in modo più opportuno di neuropersonalità o personalità emotiva di base, emotional-based personality [Panksepp ha sviluppato un test psicologico di misurazione della neutopersonalità, validato anche in Italia, Affective Neuroscience Personality Scale (ANPS)].

Il sistema del sé nucleare

Il sistema del sé nucleare, costituito nel suo insieme da un reticolo di circuiti istintivi, genera non solo comportamenti emotivi e cambiamenti corporei ad essi associati (le emozioni propriamente dette e i corrispettivi movimenti articolari e neuromuscolari) ma anche affetti emotivi che contengono la narrazione-(non)-comprensione di sé. È la coerenza del sé nucleare che consente alle persone di dare un senso a ciò che stanno provando, di sentirsi consapevoli e coscienti delle loro emozioni. Le emozioni primarie ovvero gli affetti primitivi sono dei processi istintivo-automatici, non necessariamente o non solo di tipo cognitivo-volontario: una persona spaventata può tirarsi su di morale (o di spirito prendendo coraggio) anche immaginando una scena felice e serena [naturalmente qui entra in gioco la regolazione cognitiva superiore data dall’esperienza sociale, dall’educazione e dall’intelligenza sociale (Goleman, 2007 e 2016)]. Panksepp e Biven, a tal proposito, parlano di “possesso delle esperienze affettive”. Emozioni ed affetti diventano parte integrante della persona psicologica, di ciò che l’individuo è realmente. Le persone depresse pare possano avere una concentrazione sul sé estremizzata e affettivamente negativa. Forse gli stati di riposo (resting states) e la rete di funzionamento basale (default mode network) sono fortemente attivati da materiali emotivi generati interiormente come accade in coloro che, più o meno depressi, tendono a rimuginare sui loro problemi (Fox & Raichle, 2007). Anni addietro, in modo provocatorio, Panksepp scrisse: “Sento, dunque sono” (1998, p. 308 e 420). È di una certa rilevanza per il professionista dell’ascolto, durante l’esplorazione dei tratti di personalità del cliente, rendersi conto della presenza o meno di quelle sensazioni che portano l’individuo a possedere il mondo in cui vive (Jeannerod, 2003), di quei legami socio-emotivi, intra- e intersoggettivi che consentono all’individuo di sentirsi agente attivo nell’essere causa di ciò che gli succede (Gallagher & Frith, 2003), e, infine, della capacità di proiettare i propri valori emotivi sulle altre persone e sugli oggetti del mondo, oppure, di introiettare persone e oggetti cui dare un valore specifico. Tutto ciò, per il counselor, lo psicoterapeuta, il neuropsicologo, significa accorgersi e far emergere in che misura il cliente-paziente sente che persone e oggetti appartengono al suo mondo interiore in quanto affettivamente ed emotivamente situati nel suo contesto esistenziale, dentro il suo spazio vitale: ‘Agire le emozioni’, come ebbe a scrivere Jerome Liss (2007), permette di superare l’ansietà e la depressione che derivano dalla paralisi interiore dovuta allo stress.

Alessandro Bigarelli

BIBLIOGRAFIA

  • Fox, M. D., Raichle, M. E. (2007). Spontaneus fluctations in brain activity observed with functional magnetic resonance imaging. Nature Review Neuroscience, 8, pp. 700-711.
  • Gallagher, H. L., Frith, C. D. (2003). Functional imaging of ‘theory of mind’. Trends in Cognitive Science, 7, pp. 77-83.
  • Goleman, D. (2016). Intelligenza emotiva che cos’è e perché può renderci felici. Milano: Rizzoli.
  • Goleman, D. (2007). Intelligenza sociale (2006). Milano: Rizzoli.
  • Jeannerod, M. (2003). The mechanism of self-recognition in humans. Behavioural Brain Research, 142, pp. 1-15.
  • Liss, J. K. (2007). L’ascolto profondo Manuale per le relazioni d’aiuto. Molfetta (BA): Edizioni La Meridiana (2004).
  • Panksepp, J. (1998). Affective Neuroscience. The Foundations of Human and Animal Emotions. Oxford: Oxford University Press (New York).
  • Panksepp. J. (2009). Brain emotional systems and qualities of mental life: From animal models of affect to implications for psychotherapeutics. In Fosha D., Siegel. D. J., Solomon, M. F. (a cura di), Attraversare le emozioni, vol. I e II, Milano: Mimesis (2012-2013).
  • Panksepp, J., Biven, L. (2014). Archeologia della mente Origini neuroevolutive delle emozioni umane (2012). Milano: Raffaello Cortina.
  • Russel, J.A. (1991). Culture and Categorization of Emotions. Psychological Bulletin, 110, pp. 426-450.
  • Russel, J.A. (2003). Core affect and the psychological construction of emotion. Psychological Review, 110 (American Psychological Association), pp.145-172.

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