Nomofobia, Sindrome da Disconnessione

Nomofobia, Sindrome da Disconnessione

“Senza smartphone non riuscirei a vivere, mi verrebbe l’ansia”. Questa paura di essere separati dallo smartphone o non poterlo utilizzare è un sentimento molto presente per molte persone oggi…anche definito col nome di Nomofobia o Sindrome…
 

21° articolo per la nostra rubrica dal titolo “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, curata da Jessica Guidi

Nomofobia, Sindrome da Disconnessione

Il “Fatto quotidiano” in un’intervista condotta nell’aprile del 2015 ha chiesto ad un gruppo di persone, di diverse età, se potevano restare senza il loro smartphone, risposero quasi tutti nello stesso modo: “senza smartphone non riuscirei a vivere, mi verrebbe l’ansia”. Questa paura di essere separati dallo smartphone o non poterlo utilizzare è un sentimento molto presente per molte persone oggi. Un altro, che compare insieme con l’utilizzo massiccio dello smartphone e alla dipendenza da Internet, è anche definito col nome di Nomofobia o Sindrome da Disconnessione, ed è composto dal prefisso inglese “no-mobile phone, e dal suffisso phobie. Il termine fu coniato nel 2008 da Steward Fox mills. Questo termine indica la paura di rimanere scollegati; i soggetti provano un sentimento di ansia qualora il telefono abbia la batteria scarica, o il credito stia esaurendo, quando non c’è copertura di rete, o quando non si riesce a trovare il telefonino. I sintomi includono come mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, attacco di panico, dolore toracico, nausea. Il termine "Nomofobia" indica la paura di rimanere scollegati Quest’ansia potremo definirla quasi “da separazione” perché non è rivolta solo verso il dispositivo digitale ma anche l’interruzione dei contatti sociali che creiamo attraverso di esso. La profondità di queste ansie dipende anche dal utilizzo che ne fanno questi soggetti durante il giorno e molto spesso per evitarle i soggetti non spengono mai il dispositivo, neanche la notte. Normalmente chi non utilizza molto lo smartphone o ne fa un uso ridotto non prova ansia nel momento in cui non ce l’ha a portata di mano. Il significato personale come affermava Gregory Bateson, riguardo alle dipendenze, in questo caso è da ricercarsi nella dicotomia connesso/disconnesso. La connessione permette agli individui di essere sempre in “presenza” dell’altro, annullando in modo magico i confini spazio-temporali che da sempre regolano le relazioni tra esseri umani. La disconnessione invece, non rappresenta solo distanza fisica ma, l’intollerabile distanza sentimentale derivata dalla perdita di contatto con le altre persone. Quindi la reperibilità continua e costante regola le nostre relazioni, e ci rassicura della loro presenza. L’essere sempre connessi è come sentirsi sempre parte del web, sempre inseriti nel gruppo di appartenenza, composto dalle relazioni interattive instaurate, e con tutte le persone future che potrei conoscere nel Villaggio Globale di Internet. Alcuni ricercatori italiani hanno individuato alcune caratteristiche della Sindrome da Disconnessione:

  • L’uso continuo dello smartphone;
  • Avere anche più di un dispositivo;
  • Avere sempre con sé un caricabatteria per impedire che si spenga;
  • Venire sopraffatti da sentimenti di ansia e nervosismo al pensiero di perdere lo smartphone, di non trovarlo, che non sia coperto da rete e quindi raggiungibile, o perché la batteria sia esaurendo.
  • Cerca di evitare per quanto possibile, i luoghi e le situazioni in cui è vietato l’uso del dispositivo (come il trasporto pubblico, ristoranti, teatri e aeroporti) per paura che il campo sia assente;
  • Mantenere sempre il credito per assicurare l’utilizzo del dispositivo;
  • Dare a familiari e amici un numero alternativo di contatto
  • Portare sempre con sé una carta telefonica prepagata per effettuare chiamate di emergenza nel caso in cui il telefono dovesse rompersi o perdersi o, ancora, se venisse rubato;
  • Controllare costantemente e in maniera afinalistica il monitor del telefono per accertarsi della presenza di messaggi, chiamate o notifiche;
  • Controllare costantemente il livello di batteria del dispositivo per assicurarsi che non si possa scaricare per eventuali operazioni importanti;
  • Mantenere il telefono cellulare sempre accesso anche la notte (24 ore al giorno);
  • Dormire con cellulare o tablet a letto;
  • Utilizzare lo smartphone in posti poco pertinenti ed usuali.

Un altro aspetto che incide su questa sindrome sono le multifunzionalità dei nuovi smartphone, che sempre più spesso racchiudono parti consistenti della nostra vita, foto, indirizzi, mail, contatti telefonici, agende, e molto altro è possibile scaricare. Nonostante nel nome compaia la sigla “fobia” e che i sintomi siano molto similari a quelli dell’ansia, uno studio condotto da ricercatori del Panic and Respiration Laboratory, dell’Università Federale di Rio de Janeiro (2010) “sembra indicare che la Nomofobia sia da considerare una dipendenza patologica piuttosto che un disturbo d’ansia: la terapia per l’ansia è risultata inefficace, ma che i soggetti affetti da questo tipo di psicopatologia rispondano meglio ad un trattamento specifico per le dipendenze patologiche“. Un altro contributo importante alla Nomofobia, è quello di Francisca Lopez Torrecillas, docente presso il dipartimento di personalità e di valutazione psicologica e trattamento delle dipendenze dell’Università di Granada. La Professoressa Torrecillas (2007) nella ricerca svolta su campo, con giovani adulti tra i 18 e i 25 anni, ha messo in luce che: “la maggior parte delle persone colpite da questa sindrome da disconnessione, sarebbero giovani adulti con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali, i quali sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso il telefono cellulare e che di solito mostrano noia quando si effettuano altre attività ricreative derivati da un uso patologico di telefoni cellulari”.

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