Oggi 95 anni fa nasceva il più influente psichiatra italiano del XX secolo: Franco Basaglia

Gli ospedali psichiatrici…
 

La follia è una condizione umana.
In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione.
Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia.

Franco Basaglia

Oggi 95 anni fa nasceva il più influente psichiatra italiano del XX secolo: Franco Basaglia

Franco Basaglia nasce a Venezia l’11 marzo del 1924. Studia medicina e chirurgia presso la prestigiosa università di Padova e trascorre gli anni dopo la laurea studiando le idee filosofiche di Sartre, Husserl, Heidegger e Jaspers, nonché critici di istituzioni psichiatriche come Michel Foucault e Erving Goffman. Lavora all’università e si specializza nel campo delle “malattie nervose e mentali”, poi lascia l’università in quanto “troppo acuto, troppo poco ortodosso, troppo originale, non abbastanza servile” per progredire all’interno del sistema universitario. Basaglia se ne va e diviene il direttore del manicomio provinciale di Gorizia che all’epoca conta circa 500 pazienti (dopo questa posizione diviene direttore di manicomio in altre città). Quando arriva al manicomio di Gorizia nel 1961, rimane “disgustato da ciò che osserva”: porte bloccate, giacche strette, impacchi di ghiaccio, cravatte da letto e “insulin shock therapy” in risposta alla sofferenza umana. Basaglia si rifiuta di legare i pazienti ai loro letti e abolisce i metodi di isolamento. Introduce la democrazia all’interno del manicomio: i medici non indossano camici bianchi e si mescolano coi pazienti, le barriere chiuse vengono aperte, le sbarre e le giacche di forza rimosse.

Grazie alla sua iniziativa, in tutta Italia inizia un dibattito che alla fine porta a un cambio di paradigma e alla graduale chiusura degli ospedali psichiatrici. La cosiddetta “Legge Basaglia” (Legge 180, Legge sulla salute mentale italiana), approvata nel 1978, ristruttura l’assistenza sanitaria mentale e chiude tutti gli ospedali psichiatrici in Italia. Basaglia ritiene che l’approccio della psichiatria sia quello di opprimere le persone invece di curarle e liberarle. E’ convinto che l’intero sistema di asilo sia moralmente in bancarotta e che riduca i detenuti a “non-persone” o “uomini vuoti”. Per Basaglia, gli stereotipi della follia sono conseguenze delle condizioni istituzionali. In altre parole, alcuni modelli eccentrici di comportamento vengono esacerbati o addirittura creati dalle istituzioni stesse. I detenuti sono “gli esclusi”, una “maggioranza deviante” che è internata contro la propria volontà e abbattuta da questo stesso sistema. Gli ospedali psichiatrici sono istituzioni oppressive simili a prigionieri. Sia architettonicamente che funzionalmente sono simili alle prigioni. Non era accettabile trattare le persone in quel modo – senza diritti, senza autonomia, senza coltelli e forchette, senza capelli, senza alcun controllo sul proprio trattamento. Ritiene sbagliato fulminare queste persone, tagliare pezzi del loro cervello o legarli per anni quando invece hanno bisogno di riemergere – per essere restituiti alla propria identità e dignità. Questo movimento rappresenta una lotta per la liberazione, per la democrazia e per l’uguaglianza e è costituito da politici e psichiatri appartenenti ad una generazione postbellica antifascista. Si tratta di un movimento sui diritti umani che considera le persone all’interno dei manicomi come persone. La “Psichiatria Democratica” creata da Franco Basaglia, non fu mai “antipsichiatrica” ​​ma un movimento per liberare i malati dalla segregazione negli ospedali psichiatrici. Basaglia non era un santo, ma sicuramente “ha contribuito a trasformare il modo in cui vediamo la malattia mentale” ed è stata la sua opera che “ha salvato innumerevoli persone da un’esistenza miserabile”.

In cover: Franco Basaglia. L’immagine è stata adattata, la foto originale è qui 

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