In questo giorno di 62 anni fa il contenitore Carosello faceva il suo debutto e così anche la pubblicità d’autore

In questo giorno di 62 anni fa il contenitore Carosello faceva il suo debutto e così anche la pubblicità d’autore

Nel 1957 Carosello apre la prestigiosa era della nuova potenza audiovisiva.
Le ripercussioni nel mondo della pubblicità sono ovviamente…
 

In questo giorno di 62 anni fa il contenitore Carosello faceva il suo debutto e così anche la pubblicità d’autore

Nel 1957 Carosello apre la prestigiosa era della nuova potenza audiovisiva. Le ripercussioni nel mondo della pubblicità sono ovviamente enormi, per quanto contenute dalle severe limitazioni che il monopolio statale (Sacis) introduce nell’impiego del tempo televisivo.

Prima di Carosello, l’Italia aveva vissuto la pubblicità dei manifesti, degli annunci sui giornali, dei pochi films pubblicitari proiettati nelle sale cinematografiche delle città.

La pubblicità moderna in Italia nasce il 3 Febbraio 1957 alle 21:00 con la prima trasmissione di Carosello (Shell, Oreal, Singer, Cynar).

In pratica gli inserzionisti potevano disporre di Carosello, in cui ognuno aveva il tempo di trasmissione di 155 secondi, e di alcune rubriche minori dove si trasmettevano spot di circa 30 secondi. Tuttavia, dei 135 secondi disponibili in Carosello per ogni spot, solo 35 potevano essere dedicati alla pubblicità (gli ultimi 5 secondi rappresentavano il cosiddetto “codino”); gli altri 120 dovevano costituire soltanto un piccolo spettacolo, durante il quale non si poteva assolutamente parlare del prodotto. L’attesa era creata dall’accostamento di storie di generi differenti: dal cosiddetto comico-brillante al cartone animato, dal poliziesco al documentario, dai pupazzi allo sport. Ritengo importante ricordare che l’abitudine a creare le “storie” di Carosello si traduceva spesso in campagne stampa costruite con serie di fotografie e fotogrammi che le riproducevano. La Sacis ovviamente faceva in modo che tutto ciò venisse rispettato. I controlli sulle sceneggiature erano attenti e severi: certe regole riguardavano le durate degli spot, mentre altre facevano in modo che nella messa in scena non comparissero oggetti (di lusso) o valori (sesso, adulterio, successo, ecc), che fossero troppo lontani da quelli di una piccola borghesia impiegatizia (l’audience televisiva di allora).

D’altra parte, l’associare il consumo di beni ad uno stile di vita attraente non è un’invenzione italiana, ma un richiamo al modello americano che, nell’Italia degli anni ’50, era di moda.

Il pubblico privilegiato di Carosello era formato principalmente da donne e da bambini: è soprattutto alle prime che conviene spiegare i pregi e i vantaggi di un prodotto, a maggior ragione se riguarda l’uso domestico. L’azienda che conquistava un posto su Carosello aveva diritto a un ciclo di soli sei spot, che venivano trasmessi a distanza di ben dieci giorni. Carosello era dunque una rubrica delimitata in apertura e chiusura da una sigla visiva e sonora, che la separava dal resto delle trasmissioni, e composta ogni sera da cinque spot di cui la parte di spettacolo poteva essere vista una sola volta, mentre la sezione riservata all’appello pubblicitario era replicabile in sere diverse. La favorevole posizione oraria (dopo il telegiornale delle 20:30 e in seguito anticipato alle 20:00), la struttura accattivante (per lo più spettacolo) fecero di Carosello un successo straordinario.

Fonte immagine originale elaborata per la cover: qui

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