Le nuove Cyber-dipendenze: la dipendenza da Internet (IAD) - parte terza

Le nuove Cyber-dipendenze: la dipendenza da Internet (IAD) – parte 3°

Determinate caratteristiche degli stimoli di Intenet posso favorire l’insorgere di questa dipendenza. Infatti, alcune volte alcune ricerche svolte su “Google”…

 

14° articolo per la nostra rubrica dal titolo “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, curata da Jessica Guidi

Le nuove Cyber-dipendenze: la dipendenza da Internet (IAD) – (parte terza)

Secondo la teoria dell’Uso Patologico di Internet di Davis (2001), “il disturbo affonda le sue radici nelle distorsioni cognitive patologiche del soggetto: pensieri distorti su di sé e sul mondo”.

La persona dipendente da Internet ha scarsa stima di sé, e questo contribuisce allo spostamento della propria attenzione verso il mondo virtuale, che diventa un’ossessione e ricerca in esso rinforzi positivi.

Determinate caratteristiche degli stimoli di Intenet posso favorire l’insorgere di questa dipendenza.

Infatti, alcune volte alcune ricerche svolte su “Google” possono essere esaustive altre volte no, alcuni “post” pubblicati sui social possono riscuotere successo altre volte no, alcune mail possono essere rilevanti altre volte no etc. e questo ne rappresenta la componente di rinforzo intermittente causale decisiva per lo sviluppo della dipendenza.

Essi hanno generalmente distorsioni di pensiero, la più frequente è eccessiva generalizzazione o pensiero dicotomico “tutto o nulla”, riguardo loro stessi ed il mondo esterno.

Tendono ad avere pensieri automatici (Davis 2001) su loro stessi e sul mondo esterno come:

  • «Vado bene solo su Internet»;
  • «Sono inutile quando non sono su Internet, ma sono una persona importante su Internet»;
  • «Sono un fallimento quando non sono su Internet»;
  • «L’unico posto dove vengo rispettato è su Internet»;
  • «Non piaccio a nessuno quando non sto su Internet»;
  • «Internet è il mio unico amico»;
  • «La gente mi tratta male al di fuori dell’ambiente di Internet».

Si aggiunge inoltre la paura di essere tagliati fuori, e alla base di questa paura vi è la spirale della frustrazione che si crea più rapidamente più tempo si trascorre su Internet.

Gli individui che manifestano questa dipendenza, sono più inclini al catastrofismo e all’ansia rispetto alle altre persone. La fuga dalla realtà e dalle conseguenze percepite del catastrofismo rappresentano così ulteriori motivazioni all’uso compulsivo della rete (Young, 2007).

Davis (1999) distingue due tipi di rinforzo positivo:

  1. Specifico: Se il soggetto dipende da una funzione in particolare di Internet e il disturbo esisterebbe anche senza il suo utilizzo;
  2. Generalizzato: se il soggetto fa un uso multidimensionale di Internet e senza uno specifico obiettivo. È una forma di dipendenza legata all’aspetto social della vita virtuale.

In Italia lo studio di questa dipendenza è stato condotto dopo diversi anni dagli studi pioneristici della Young.

Caretti negli anni 2000 definisce questa particolare situazione del dipendente da Internet come una «trance dissociativa da videoterminale», in cui vi è un’alterazione dello stato di coscienza.

Cantelmi e Talli nel 2007, per individuare la dipendenza da Internet, hanno evidenziato la presenza di fattori overt e fattori covert, cioè manifesti o occulti.

I fattori o sintomi overt sono:
  • Elevato tempo di permanenza online non giustificato (dalle 7 alle 10 ore);
  • Manifestazioni sintomatiche offline, ad esempio irritabilità, depressione o nervosismo;
  • Conseguenze negative dovute all’uso eccessivo di Internet che possono portare fino all’isolamento sociale;
I fattori o sintomi covert:
  • Irrefrenabile impulso a collegarsi ad Internet;
  • Ripetuti tentavi di controllare, o interrompere l’uso eccessivo;
  • Frequenti menzogne relative all’uso maladattivo di Internet;
  • Ricorrenti pensieri o fantasie su Internet;

Cantelmi e D’Andrea (2000), sottolineano che nei soggetti con questo tipo di dipendenza si riscontrino anche dei problemi comunicativi e relazionali, derivanti da difficoltà psicologiche, familiari, di emarginazione a cui si aggiungono fattori esterni come l’utilizzo di Internet nel luogo di lavoro, lavori notturni, lavori in solitudine, o isolamento geografico.

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