Dipendenza da sostanza e senza uso di sostanza: seconda parte

Dipendenza da sostanza e senza uso di sostanza: parte 2°

Le caratteristiche in comune tra dipendenza da sostanza e senza l’utilizzo di sostanza, comportamentali…
 

10° articolo per la nostra rubrica dal titolo “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, curata da Jessica Guidi

Dipendenza da sostanza e senza uso di sostanza: seconda parte

Studi epidemiologici dimostrano che esiste un alto tasso di comorbidità tra le dipendenze legate o meno a sostanze, e che spesso esse siano legate ad altre forme di dipendenza. Studi genetici inoltre mostrano che c’è una predisposizione genetica (vulnerabilità), per lo sviluppo di entrambe le tipologie di dipendenza.

Il neuroimaging, grazie al ricorso a tecnologie come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET), ha fornito informazioni fondamentali sul modo in cui i cambiamenti nel cervello indotti da dipendenza: ricompensa e rinforzo nel nucleo accumbens (NAcc), compulsione, desiderio compulsivo (craving) e controllo inibitorio,  nella corteccia orbitofrontale (OFC) e nel giro del cingolo anteriore (aCG), danno del controllo esecutivo e danno cognitivo nella corteccia prefrontale (PFC), memoria, apprendimento e abitudini nell’amigdala, nell’ippocampo e nello striato, rappresentazione di pulsioni corporee nella corteccia dell’insula, e stress nell’asse ipotalamico pituitario adrenale (HPA) (Koob e Le Moal, 2006, Gamberana, 2007).

Dopamina e gratificazione

La via mesolimbica dopaminergica, che collega l’area segmentale ventrale (VTA), situata alla base del cervello, al nucleo accumbens, opera come una sorta di interruttore della gratificazione, segnalando agli altri centri cerebrali quanto è piacevole una attività. Più alta è la gratificazione, più è possibile che l’organismo registri e memorizzi l’azione e la ripeta.

«Questo circuito neuronale che si attiva anche nelle fasi di apprendimento e di stabilizzazione dei comportamenti di dipendenza dovuti alle sostanze,
ma anche nelle dipendenze senza uso di sostanza,
è anche coinvolto in alcune patologie psichiatriche come il disturbo ossessivo-compulsivo,
il deficit motivazionale della depressione,
il morbo di Alzheimer
e le reazioni comportamentali all’attaccamento»
(Nestler, 2001)

Gaetano Di Chiara ipotizza che la dopamina funzioni come “amplificatore a posteriori” della risposta comportamentale che influenza l’impatto sul comportamento di stimoli che seguono quello che ha determinato la sua attivazione (Di Chiara et al, 2004). Quindi l’attivazione del sistema dopaminergico avrebbe la funzione di modulare la capacità degli stimoli di indurre risposte comportamentali.

Le modifiche alla via dopaminergica della ricompensa, hanno quindi un ruolo centrale nello sviluppo dei comportamenti di dipendenza.

Inoltre, hanno elaborato una teoria secondo la quale c’è una predisposizione genetica che è caratterizzata da un numero non adeguato di recettori della dopamina o hanno una quantità insufficiente di serotonina/dopamina.

Di conseguenza gli individui con questa predisposizione presentano una difficoltà a sperimentare livelli normali di piacere in attività che la maggior parte delle persone avrebbe trovato gratificante.

Quindi per aumentare il piacere, questi individui hanno maggiori probabilità di mettere in atto comportamenti che stimolano un aumento della dopamina, sempre maggiore, portandoli ad un rischio elevato per la dipendenza.

dopamina e dipendenza
La dopamina funziona come “amplificatore a posteriori” della risposta comportamentale…

Classificazione delle dipendenze

La ricerca neuroscientifica ha dimostrato inoltre che nelle dipendenze da sostanza e non, sono implicate le stesse strutture del sistema nervoso centrale e che quindi entrambe richiedano la stessa terapia psicoterapeutica e farmacologica[1].

Il DSM 5[2], il più recente sistema diagnostico psichiatrico, raccoglie infatti le dipendenze da uso di sostanze o meno nella stessa categoria.

Guerreschi scrive che «la dipendenza non è un vizio ne una malattia, ma è un processo che si innesca quando una persona, nel contatto con un particolare oggetto, si sperimenta in maniera diversa e legge tale ristrutturazione del sé come positiva e funzionale» (Guerresche, 2005, 14).

È l’esperienza soggettiva, derivante dal modo in cui l’oggetto cambia la condizione dell’individuo che costituisce il fulcro della dipendenza

(Guerreschi, 2005, 14)

Alonso-Fernandez (1999) classifica le dipendenze in:

  1. dipendenze sociali o legali
  2. dipendenze antisociali o illegali

Le dipendenze sociali o legali sono quelle che derivano da droghe legali come tabacco, alcol, farmaci e da attività che sono socialmente accettate come mangiare, giocare, guardare la tv; mentre le dipendenze antisociali o illegali sono quelle che si riferiscono all’uso di sostanze illegali come oppiacei, cocaina e attività illegali come rubare.

dipendenze
Alcune delle dipendenze legali e illegali, da sostanza o da attività…

Inoltre, Alonso Fernandez (1999) sostiene che vi siano altre caratteristiche in comune tra dipendenza da sostanza e senza l’utilizzo di sostanza, comportamentali:

  1. piacere e sollievo: sensazioni piacevoli legate ai periodi iniziali dell’uso della sostanza o dell’attuazione del comportamento, nel quale si assiste alla negazione del problema da parte dell’individuo;
  2. dominanza: idea prevalente, cioè il dominio del pensiero della sostanza o del comportamento; non si può impedire, o sopraffare l’impulso a farne uso o a mettere in atto il determinato comportamento, vissuto in modo compulsivo;
  3. craving: spinta all’azione, si riferisce sia a comportamenti compulsivi che impulsivi, sensazione di tensione crescente che anticipa il comportamento o l’assunzione della sostanza;
  4. instabilità dell’umore: iniziale per l’assunzione o l’attuazione del comportamento poi sempre più dilagante e generalizzata a vari aspetti della vita dell’individuo;
  5. tolleranza: bisogno sempre crescente di assumere una quantità sempre maggiore della sostanza di abuso o un maggior tempo riservato per il comportamento addiction, al fine di riprovare l’effetto piacevole iniziale;
  6. discontrollo: cioè la sensazione di perdere il controllo del comportamento o dell’assunzione della sostanza;
  7. astinenza: un profondo malessere psichico e fisico qualora l’azione o l’assunzione venissero interrotte;
  8. conflitto: la cronicizzazione del comportamento o dell’uso della sostanza hanno delle conseguenze negative nella vita dell’individuo, ripercuotendosi sulla famiglia, nel sociale, scolastico o lavorativo
  9. persistenza: l’uso della sostanza o l’attuazione del comportamento permangono nonostante le ricadute negative sulla sua vita;
  10. ricadute: dopo i tentativi di allontanarsi dal comportamento o dalla sostanza c’è la tendenza a riavvicinarvisi;
  11. poliabuso: vi è la tendenza a far uso di più sostanze o all’attuazione di più comportamenti, definito cross-dipendenza, oppure il passaggio da una dipendenza ad un’altra;
  12. fattori di rischio: vi sono dei fattori di rischio simili come ad esempio la sensation seeking, l’impulsività, capacità metacognitive non armoniche, inadeguato ambiente familiare.
Cross-dipendenza e passaggio da una dipendenza ad un’altra
Poliabuso

Ciò che accomuna da una dipendenza da non sostanza a quella uso di sostanze sono:

  • incapacità di resistere alla voglia di mettere in atto il comportamento;
  • aumento della tensione prima del comportamento;
  • senso di piacere quando il comportamento viene messo in atto;
  • sensazione di perdita del controllo;
  • persistenza del comportamento, malgrado le conseguenze negative (Baiocco, Couyoumdjian, Del Miglio, 2005, 291).

Griffths (1995), evidenzia le analogie esistenti tra la dipendenza da Internet e la dipendenza da sostanze stupefacenti:

  1. dominanza: sia l’attività online che la droga dominano i pensieri ed il comportamento del soggetto;
  2. alterazione del tono dell’umore: sia l’attività online che l’assunzione di droga implicano dei cambiamenti del tono dell’umore, poiché vi è eccitazione prima e rilassatezza durante;
  3. tolleranza: si avverte la necessità di aumentare progressivamente l’attività online o l’assunzione di droga per raggiungere l’effetto desiderato;
  4. sintomi di astinenza: si avverte un malessere psichico e fisico conseguente all’interruzione o riduzione dell’attività online o dell’assunzione di droga;
  5. conflitto: si manifestano conflitti personali ed intrapersonali come il senso di colpa;
  6. ricaduta: propensione a riprendere l’attività online o l’assunzione di droga dopo l’assunzione (Guerreschi, 2005, 26; Mariani, Schiralli, 2011,138).

La dottoressa Young (1998), nella costruzione del questionario sulle Dipendenza da Internet, adopera gli stessi item che la stessa impiega per studiare i problemi correlati alla dipendenza, in particolare per il “gioco d’azzardo patologico” e “l’alcolismo”.

Dipendenza da internet
…sia l’attività online che la droga dominano i pensieri ed il comportamento del soggetto…

[1] Han et al., 2010
[2] Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders quinta edizione

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