Tra Oscurantismo ed Eresia ricordiamo il frate domenicano, politico e letterato italiano che nasceva OGGI, Girolamo Savonarola

Tra Oscurantismo ed Eresia ricordiamo il frate domenicano, politico e letterato italiano che nasceva OGGI, Girolamo Savonarola

Al culmine del suo potere, imponendo la sua austerità, Savonarola si fece…
 
La vera libertà è più preziosa dell’oro e dell’argento. Girolamo Savonarola

Tra Oscurantismo ed Eresia ricordiamo il frate domenicano, politico e letterato italiano che nasceva OGGI, Girolamo Savonarola

Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola nacque a Ferrara il 21 settembre 1452. Terzo di sette figli, di Elena Bonacossi e di Niccolò Savonarola, medico, che desiderava avviarlo alla professione medica, da giovane si interessò di più agli scritti degli Scolastici, in particolare a Tommaso d’Aquino. Ma Savonarola non ha tempo né per la vita agiata e cortese della famiglia di suo padre né per gli sport e gli esercizi giovanili, tanto è assorbito dalle sottigliezze dei filosofi scolastici e del loro padre spirituale, Aristotele. Offeso dalla corruzione del mondo intorno a lui, Savonarola si ritira sempre più nella solitudine, nella meditazione e nella preghiera. Nel 1475 entra in un convento domenicano a Bologna. Dopo aver vissuto lì tranquillo per 6 anni, Savonarola si trasferisce nel convento di S. Marco a Firenze e inizia a predicare nella chiesa di S. Lorenzo. Il suo stile, carico di didattica scolastica, non è allettante e pochi vanno ad ascoltarlo. Nel 1486, tuttavia, mentre predicava in Lombardia, si libera di tutti i sillogismi e circonlocuzioni e comincia a parlare direttamente, semplicemente e appassionatamente dell’ira di Dio. Così la sua popolarità come predicatore cresce immensamente.

L’ascesa

La fama di Savonarola si diffonde a Firenze mentre profetizza il destino di tutti i tiranni che allora prevalevano nel mondo. Nel 1490, per influenza di Pico della Mirandola, viene richiamato a Firenze e nel luglio 1491 diventa priore di S. Marco. Così il riformatore religioso italiano Girolamo Savonarola divenne “dittatore” di Firenze nel 1490 istituendovi, nel pieno del Rinascimento, un regno di purezza e ascetismo. Per tutto il tempo “tuona” contro la vanità degli umanisti e la malvagità del clero. Poiché non risparmia nessuno, Lorenzo de ‘Medici, il sovrano di Firenze, lo esorta a tenere a freno la lingua. Ma questi non cede, e nell’aprile 1492 Savonarola rifiuta di concedere l’assoluzione a Lorenzo perché il sovrano non avrebbe dato la libertà ai fiorentini. Il figlio e successore di Lorenzo, Piero, è debole e il periodo di 2 anni del suo governo vede l’ascesa di Savonarola alla più potente autorità della città. Acquisisce con difficoltà il consenso del nuovo papa, Alessandro VI, a separare il suo convento dalla Congregazione longobarda dell’ordine domenicano. Poi, come capo di una casa monastica indipendente, Savonarola istituisce riforme che ispirano rispetto e ingrossano le fila delle reclute. L’ammirazione e la meraviglia riempiono i cuori dei fiorentini quando le profezie che accompagnano le sue accese denunce si dimostrano spaventosamente accurate. Aveva predetto la morte di Lorenzo e di papa Innocenzo VIII nel 1492. Ora Savonarola predice il terribile destino che sta per scendere sull’Italia come punizione per i peccati dei suoi tiranni e sacerdoti. All’inizio del 1494 dice alla sua congregazione che Carlo VIII, re di Francia, invaderà l’Italia e che questa cosa sarà una punizione divina. A settembre la profezia si avvera. Quando Carlo arriva in territorio fiorentino, Piero si arrende all’invasore. Quando la Signoria fiorentina lo viene a sapere, depone con rabbia Piero e resuscita la repubblica. Una delegazione che include Savonarola incontra Carlo a Pisa e tenta di persuaderlo a moderare le sue richieste. Ma il re dimostra di non essere così disposto. Dopo essere entrato a Firenze il 17 novembre 1494, Carlo insiste per esorbitanti indennità, cedendo solo all’eloquenza del Savonarola, che lo persuade a ridurre le sue richieste e a lasciare la città. Alla partenza di Carlo i cittadini riconoscenti di Firenze si mettono nelle mani del monaco.

La caduta dall’alto

Come i Medici prima di lui, Savonarola non ricopre cariche pubbliche, ma sotto la sua guida viene promulgata una nuova costituzione, che istituisce una nuova repubblica il 10 giugno 1495. Avvia l’abrogazione della tassazione arbitraria e la sua sostituzione con una tassa del 10% su tutte le proprietà. Intraprende il soccorso immediato dei poveri e la stretta amministrazione della giustizia. Istituisce anche un regime di austerità che risulta fuori luogo nella Firenze dell’Alto Rinascimento. Gli inni soppiantano le canzoni profane, gli oggetti d’arte e i lussi vengono messi da parte o bruciati, e tutti indossano abiti scuri e disadorni. Al culmine del suo potere, Savonarola si fa acerrimi nemici sia in patria che all’estero. Gli Arrabiati, o seguaci medicei a Firenze, e papa Alessandro VI sono ansiosi di liberare Firenze dal fastidioso monaco. Le motivazioni di Alessandro sono principalmente politiche, poiché è irritato dall’alleanza di Savonarola con la Francia. Ma è dispiaciuto anche per le critiche pubbliche mosse dal Savonarola al suo scandaloso pontificato. Due volte nel 1495 il Papa convoca Savonarola a Roma e gli ordina di smettere di predicare, ma il monaco si rifiuta di obbedire. Il 5 maggio 1497, incoraggiato dagli Arrabiati, Alessandro lo scomunica. Savonarola rimane ribelle e continua a celebrare la Messa. Alessandro poi avverte il Signorio che, se Savonarola non è messo a tacere, allora porrà un interdetto sulla città. Il 17 marzo 1498 la Signoria ordina a Savonarola di smettere di predicare. A questo punto i fiorentini si sono stancati della vita puritana. Impazziti dalla delusione quando non si verifica una prova del fuoco a cui Savonarola era stato sfidato a causa della pioggia, si uniscono agli Arrabiati. Con inaudita volubilità, i fiorentini chiedono l’arresto del Savonarola. Una folla assale il monastero di S. Marco, e la pace viene ristabilita solo quando lo stesso Savonarola prega tutti gli uomini di deporre le armi. Savonarola viene torturato fino a confessare molti delitti e il 23 maggio 1498, condannato per falsa eresia, viene bruciato sul rogo in piazza della Signoria.

In cover: Girolamo Savonarola nel monumento di Ferrara. L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui: it.depositphotos.com

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