Ricordiamo uno fra gli autori più discussi del Novecento francese il drammaturgo, romanziere, saggista, poeta e attivista politico, Jean Genet

Ricordiamo uno fra gli autori più discussi del Novecento francese il drammaturgo, romanziere, saggista, poeta e attivista politico, Jean Genet

Jean Genet, considerato una delle personalità di spicco della…
 

Il talento sta tutto nella gentilezza verso la materia,
consiste nel dare un canto a ciò che era muto.
Jean Genet

Jean Genet, considerato una delle personalità di spicco della letteratura francese del Novecento, è ancora ricordato come una figura di spicco dei movimenti del Teatro dell’Assurdo e del Teatro della Crudeltà. Sebbene non abbia iniziato a scrivere fino all’età di trentadue anni, Jean Genet, scoperto dall’esistenzialista da Jean-Paul Sartre e sostenuto dallo scrittore Jean Cocteau e, è stato uno degli scrittori francesi più produttivi del secolo scorso.

Jean Genet nasce a Parigi il 19 dicembre 1910, figlio illegittimo di una prostituta che lo abbandona in un orfanotrofio, viene poi accolto da una famiglia di provincia. Dopo la morte della madre adottiva, lo status del giovane Jean all’interno della famiglia cambia in quello di domestico. All’età di quindici anni, per ripetuti reati, Genet è incarcerato per tre anni. In altre parole, dai quindici ai diciotto anni evade ripetutamente dai riformatori, ruba, viene imprigionato e infine rimandato al riformatorio da cui scappa. Nel marzo 1929 Genet entra a far parte della Legione Straniera francese arruolandosi nell’esercito francese e viene inviato in Siria. Questo rappresenta il suo primo contatto con il mondo arabo, al quale rimarrà legato per il resto della sua vita. Nel 1936 diserta l’esercito e viene congedato con disonore per “atti osceni”, trascorrendo gli anni successivi viaggiando per l’Europa, e adottando la vita di vagabondo e ladro. Nel 1937 giunge a Parigi, dove viene nuovamente arrestato e imprigionato per vagabondaggio. Nel 1940, mentre è in prigione, inizia a lavorare a “Notre Dame des fleurs” e proprio lì, tuttavia, Genet finanzia personalmente questo suo primo romanzo. Quando, nel 1943, viene inviato in un campo di internamento, noto centro di deportazione per i campi di concentramento nazisti, più di quaranta influenti scrittori e artisti, convinti del suo genio letterario, intervennero in suo favore. E’ di nuovo libero nel marzo 1944 e non tornerà mai più in prigione. Dopo essere stato rilasciato dalla prigione, Genet cerca lo scrittore d’avanguardia, Jean Cocteau, che era rimasto colpito dal suo lavoro e aveva persino presentato una petizione al presidente francese, insieme a Jean-Paul Sartre, per scagionare Genet, dopo che era stato condannato all’ergastolo. Nel 1949, il presidente francese concede la grazia a Genet per aver disertato l’esercito. Nel 1983 Jean Genet riceve il Gran Premio Nazionale di Letteratura dal Ministero della Cultura francese. Nella sua vita successiva, Genet si trasforma in un attivista politico, difendendo la causa dei rifugiati palestinesi. In età più avanzata soffre di cancro alla gola e il 15 aprile 1986 Genet viene trovato morto in una stanza di un piccolo hotel di Parigi dopo essere caduto e aver battuto la testa. Viene sepolto dieci giorni dopo in Marocco.

I drammi di Genet sono i migliori prodotti della sua arte, mature rivalutazioni dei temi trattati nei suoi romanzi. Le sue opere includono poesie, romanzi. Fra I più importanti sono state i romanzi “Notre Dame des fleurs” e “Journal du Voleur” e le commedie “Le balcon”, “Les paravents” e “Les Bonnes” si vedono conflitti tra illusione e realtà, vita e morte, bene e male, forte e debole, vecchio e giovane, conscio e inconscio. Proprio negli anni di incarcerazione Genet sviluppa il suo credo personale: indurirsi contro il dolore. Invertendo l’ascesa del mistico cristiano verso uno stato di santità, Jean GenetGenet negli anni ’30 intraprese un pellegrinaggio “satanico” con l’obiettivo di raggiungere lo stato di male più basso possibile. “Journal du Voleur” (1949) è il suo resoconto di questo viaggio, in cui nessun aspetto di sofferenza, sordidezza e degrado gli venne risparmiato. Mentre era ancora in prigione, Genet scrisse il suo primo romanzo, “Notre Dame des fleurs” (1943), trasposizione e sublimazione degli elementi della sua vita. Allo stesso modo, in “Miracle of the Rose” (1943), i suoi eroi – mostri e santi – rappresentano aspetti degli uomini che ha conosciuto in prigione, così come estensioni di se stesso – senza radici, travagliate personalità in rivolta.

In cover: Jean Genet. L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui: images.mubicdn.net

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