L’EFFETTO HAWTHORNE in vari contesti: alcuni esempi

L’EFFETTO HAWTHORNE in vari contesti: alcuni esempi (quarta parte)

Come esempio dell’effetto Hawthorne, è bene tenere in considerazione uno studio del 1978 condotto per determinare se e quanto i neurostimolatori cerebellari avrebbero potuto ridurre la…
 

L’EFFETTO HAWTHORNE in vari contesti: alcuni esempi
(quarta parte)

Vedi gli altri articoli sull’argomento scritti da Stefano Migliorati

Come esempio dell’effetto Hawthorne, è bene tenere in considerazione uno studio del 1978 condotto per determinare se e quanto i neurostimolatori cerebellari avrebbero potuto ridurre la disfunzione motoria dei giovani malati di paralisi cerebrale. Dal test oggettivo emerse che i pazienti partecipanti allo studio avevano affermato che le loro disfunzioni motorie erano diminuite cosa che li aveva poi spinto ad abbracciare il trattamento. È anche vero che, questo feedback dei pazienti andava in contrasto con l’analisi quantitativa, che invece aveva dimostrato quanto fosse scarso l’aumento della funzione motoria.

In effetti, la maggiore interazione umana con medici, infermieri, terapisti e altro personale medico durante questi studi aveva avuto un impatto psicologico positivo sui pazienti e, di conseguenza, aveva pure favorito la loro illusione di miglioramenti fisici nelle loro condizioni. Analizzando i risultati, i ricercatori conclusero come l’effetto Hawthorne avesse avuto un impatto negativo sui dati, poiché non erano emerse prove che i neurostimolatori cerebellari fossero misurabilmente efficaci.

Un altro studio esaminò l’entità dell’effetto Hawthorne sul rispetto di un protocollo di igiene delle mani attraverso il controllo elettronico dell’uso di distributori di alcol per strofinare le mani (in modo che i partecipanti non fossero consapevoli di essere osservati o misurati) nonché dall’osservazione di umani (Hagel 2006). Lo studio registrò cinque episodi di igiene delle mani per paziente all’ora durante i periodi di osservazione e due eventi di igiene per paziente all’ora nei periodi senza osservazione: il 61% della variabilità totale osservata negli eventi di igiene delle mani venne spiegata dalla presenza o assenza di un osservatore: in altre parole, l’effetto Hawthorne.

Uno studio sul lavaggio delle mani tra il personale medico rilevò che, quando il personale sapeva di essere osservato, il rispetto del lavaggio delle mani era del 55% maggiore rispetto a quando non veniva osservato (Eckmanns 2006).

In uno studio su pazienti affetti da demenza (McCarney R 2007), un follow-up più intensivo (visite di valutazione completa al basale e 2, 4 e 6 mesi) in uno studio clinico sul Ginkgo biloba, portò a migliori risultati del funzionamento cognitivo rispetto al follow-up minimo (valutazione abbreviata al basale e valutazione completa a 6 mesi).

Manager sul posto di lavoro

Gli studi discussi sopra rivelano molto sulla relazione dinamica tra produttività e osservazione.

Da un lato, far sapere ai dipendenti che vengono osservati può generare un senso di responsabilità. Tale responsabilità può a sua volta migliorare le prestazioni.

Tuttavia, se i dipendenti percepissero ulteriori motivi dietro l’osservazione, potrebbe derivarne un diverso insieme di risultati. Se, ad esempio, i dipendenti ritenessero che la loro maggiore produttività potrebbe danneggiare i colleghi o incidere negativamente sui loro guadagni, potrebbero non attivarsi ​​per migliorare le loro prestazioni.

Ciò suggerisce che, sebbene l’osservazione sul posto di lavoro possa produrre benefici salutari, deve comunque tenere conto di altri fattori come il cameratismo tra i lavoratori, il rapporto esistente tra la direzione ei dipendenti e il sistema di compensazione.

Formazione scolastica

Una ricerca che ha studiato l’impatto della consapevolezza della sperimentazione sulle prestazioni degli alunni (basato su segnali diretti e indiretti) rivelò quanto l’effetto Hawthorne sia inesistente nei bambini tra il terzo e il nono anno, non venga evocato dai segnali previsti o non sia sufficientemente forte da alterare i risultati dell’esperimento (Bauernfeind & Olson, 1973).

Tuttavia, se l’effetto Hawthorne fosse effettivamente presente in altri contesti educativi, come nell’osservazione di studenti o insegnanti più grandi, avrebbe importanti implicazioni.

Ad esempio, se gli insegnanti fossero consapevoli di essere osservati e valutati tramite la telecamera o una persona reale seduta all’interno della classe, non sarebbe difficile immaginare come questo potrebbe alterare il loro approccio.

Allo stesso modo, se gli studenti più grandi venissero informati che la loro partecipazione in classe sarebbe oggetto di osservazione, potrebbero avere maggiori incentivi a prestare un’attenzione diligente alle lezioni.

Stefano Migliorati

0 comments on “L’EFFETTO HAWTHORNE in vari contesti: alcuni esempi (quarta parte)Add yours →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.