Particolare di una stampa antica raffigurante il momento in cui Galatea prende vita sotto gli occhi di Pigmalione

L’effetto Pigmalione nella letteratura teatrale e cinematografica. Il melodramma “Pygmalion” di Jean-Jacque Rousseau

Il melodramma emerse per la prima volta nel XVIII secolo quando…
 

L’effetto Pigmalione nella letteratura teatrale e cinematografica.
Il melodramma “Pygmalion” di Jean-Jacque Rousseau

Il melodramma è una forma d’arte mista o transmediale che, essendo migrata dal palcoscenico al cinema, alla televisione e agli schermi digitali, combina tipicamente le arti plastiche (tableau, mise en scène, primo piano filmico, pose scultoree) con le arti performative (recitazione teatrale e cinematografica, declamazione, canto, orchestra o altra musica). Emerse per la prima volta nel XVIII secolo quando Jean-Jacques Rousseau scrisse e compose il suo Pigmalione “scène lyrique”, un adattamento formalmente innovativo e sperimentale della storia delle “Metamorfosi” di Ovidio. Nel 1762, subito dopo aver pubblicato “L’Émile”, Rousseau si dedicò, quindi, al teatro scrivendo un monologo cantato da un solo personaggio: lo scultore Pigmalione che si innamora della sua opera, la magnifica creatura Galatea. Il melodramma di Rousseau rappresentava la nascita dell’amata statua di Pigmalione, Galatea, durante la scena mimetica in cui la metamorfosi si attua nella reciprocità delle reazioni dei protagonisti.

Leggiamo la cosiddetta scena topica:

Torno in me. Che calma inaspettata! che coraggio inaspettato mi ravviva! Una febbre mortale mi ha infiammato il sangue: un balsamo di fiducia e di speranza mi scorre nelle vene; Penso di sentirmi rinato. Così il sentimento della nostra dipendenza serve a volte alla nostra consolazione. Per quanto infelici possano essere i mortali, quando invocano gli dèi sono più tranquilli… Ma questa ingiusta fiducia inganna chi fa desideri insensati… Ahimè! nello stato in cui mi trovo, invochiamo tutto e niente ci ascolta; la speranza che ci inganna è più stolta del desiderio. Vergognoso di tanti errori, non oso nemmeno contemplarne la causa. Quando voglio alzare gli occhi su questo oggetto fatale, sento un nuovo turbamento, un palpito mi soffoca, una segreta paura mi ferma…

Ehi! guarda, infelice; diventare senza paura; osa riparare una statua. (La vede prendere vita e si volta, preso dalla paura e con il cuore in pena)

Che cosa ho visto? di Dio! cosa pensavo di aver visto? Il colore della carne, un fuoco negli occhi, anche i movimenti… Non bastava sperare nel prodigio per l’apice della miseria, finalmente l’ho visto… (Eccesso di depressione)

Disgraziato, è così fatto… il tuo delirio è allo stremo… la tua ragione ti abbandona così come il tuo genio… Non pentirtene, o Pigmalione! la sua perdita coprirà la tua vergogna… (Forte indignazione)

È troppo felice che l’amante di una pietra diventi un uomo di visioni.

(Si volta e vede la statua muoversi e scendere essa stessa i gradini per i quali è salito sul piedistallo. Cade in ginocchio e alza le mani e gli occhi al cielo)

Dèi immortali! Venere! Galatea! O prestigio di un amore frenetico!

GALATEA si tocca e dice:

Io.

PIGMALIONE

Trasportami.

(Galatea si sta ancora toccando)

Sono io.

PIGMALIONE

Bella illusione che mi passa alle orecchie, ah! non abbandonare mai i miei sensi.

(Galatea fa qualche passo e tocca una biglia)

Non sono più io.

(Pigmalione, in un’agitazione, in trasporti che a stento riesce a contenere, segue tutti i suoi movimenti, lo ascolta, lo osserva con un’attenzione ansiosa che a stento gli lascia respirare. Galatea gli va incontro e lo guarda; si alza in fretta, le tende le braccia e la guarda estasiato. Gli mette una mano addosso; freme, prende questa mano, se la porta al cuore e la copre di baci ardenti)

GALATEA (con un sospiro)

Ah! ancora io.

PIGMALIONE

Sì, oggetto caro e affascinante, sì, degno capolavoro delle mie mani, del mio cuore e degli dei, sei tu, sei solo tu: ti ho dato tutto il mio essere: non vivrò più che di te.

 

Stefano Migliorati

L’immagine in cover è stata adattata, l’originale utilizzata si trova qui: i.pinimg.com

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