L’effetto PIGMALIONE tra adattamenti a Generi e Stili Diversi nella Letteratura e nella Cinematografia

L’effetto PIGMALIONE tra adattamenti a Generi e Stili Diversi nella Letteratura e nella Cinematografia

Come narra la leggenda, l’Effetto Pigmalione è il processo mediante il quale le credenze e le aspettative che una persona ha su un’altra…
 

L’effetto PIGMALIONE tra adattamenti a Generi e Stili Diversi nella Letteratura e nella Cinematografia

Come narra la leggenda, l’Effetto Pigmalione è il processo mediante il quale le credenze e le aspettative che una persona ha su un’altra possono influenzare il comportamento di quest’ultima che sarà spinto a confermarle. Questo mito è in grado di assumere stili e generi molto diversi, cosa che dimostra quanto possa essere vario Pigmalione. I numerosi adattamenti che hanno avuto successo sono dovuti alla capacità di questo racconto di sviluppare la nozione, invece di ripeterla all’infinito. Il concetto di Pigmalione e il suo effetto sono ravvisabili nella famosa storia “Frankenstein di Mary Shelley” (1818). Il romanzo si concentra sul Dr. Frankenstein che diventa ossessionato dall’idea di interpretare Dio nel tentativo di dare vita alla sua creazione. I desideri del protagonista si trasformano in un’ossessione innaturale in cui rimane affascinato dal dare vita alla sua creazione. Prima che la creazione di Frankenstein diventi incontrollabile, è molto orgoglioso e infatuato di ciò che ha creato. Questo è immediatamente riconoscibile nel mito di Ovidio, quando leggiamo continuamente della sua lussuria e desiderio per la sua statua ed è estatico quando lei prende vita. Questo mostra quanto sia adattabile l’effetto Pigmalione e dimostra che quando racconto la mia storia posso essere sperimentale e giocare con vari aspetti e forme. Sia che crei qualcosa che sia molto riconoscibile sia che produca qualcosa di astratto rispetto alla storia originale.

Un’altra manifestazione culturale del mito di Pigmalione si trova nel racconto popolare intitolato “le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, scritto dall’italiano Carlo Collodi nel 1882, e successivamente adattato al grande schermo dalla Disney. La storia di Pinocchio mantiene alcune somiglianze con quella del re cipriota. Ad esempio, non possiamo non osservare la somiglianza tra la storia di Galatea e quella del burattino: il ragazzo scolpito nel legno che viene portato in vita da una fata per il desiderio di un uomo di avere figli. Si tratta di un falegname, di nome Geppetto, che vuole avere un figlio. Poiché per lui è impossibile avere un bambino con qualsiasi altro mezzo, crea un burattino a immagine di un bambino e lo chiama Pinocchio. Tale è la bramosia di Geppetto di avere un figlio che il burattino finalmente prende vita, questa volta grazie all’intervento di una fata. Infine, umiliato e pentito, Pinocchio lavora diligentemente, risparmia denaro e si prende cura di suo padre. Visitato in sogno dalla fata con i capelli blu, Pinocchio scopre di essere davvero diventato un “vero ragazzo”.

Ciò che è interessante del mito di Pigmalione è che ha la capacità di essere adattato così tante volte senza diventare ripetitivo. Una buona illustrazione dell’effetto Pigmalione è stata data anche da George Bernard Shaw nel suo romanzo del 1913 “Pigmalione”, messo in scena come commedia nel 1938, basato sul mito e successivamente trasformato nel film “My Fair Lady” di George Cukor nel 1964. Nel film, il professore narcisista Higgins finisce per innamorarsi della sua creazione, Eliza Doolittle quando riesce a trasformare una ragazza squallida e analfabeta in una donna modellata sulle sue aspettative fonetiche, etiche ed estetiche.

In tempi moderni, la commedia Pigmalione di George Bernard Shaw, riesamina il mito attraverso la storia della fioraia del sottoproletariato, Eliza Doolittle, che viene metaforicamente “portata in vita” da un professore di fonetica, Henry Higgins. Ovviamente, lo scultore Pigmalione è il professor Higgins e la statua che prende vita è Eliza Doolittle. Se nel mito di Ovidio la statua si trasforma in donna, in questa versione anche in Eliza avviene un cambiamento. Dapprima è una fioraia senza molti soldi e alla fine della commedia si trasforma in una signora. Infatti, Higgins le insegna a raffinare il suo accento, la sua conversazione e a comportarsi diversamente con le buone maniere in situazioni sociali. Henry Higgins e Pigmalione creano entrambi qualcosa di nuovo e bello da una sorta di materiale grezzo e intatto. Alla fine della storia né Higgins né Pigmalione sono i personaggi dominanti, ma Galatea ed Eliza. Una delle differenze più importanti è l’atteggiamento di Higgins nei confronti delle donne e il motivo per cui ha cambiato Eliza. Altera Eliza per la propria soddisfazione e per vincere una scommessa. È motivato solo dalla sua ambizione di liberare la ragazza ignorante del suo dialetto e di introdurla nella società. Dopo che è diventata una donna, perde interesse per lei. Pigmalione, invece, trasforma la statua in donna perché desidera una donna perfetta e la ama. La commedia di Bernard Shaw notoriamente non finisce, pertanto, come la fiaba d’amore del Pigmalione di Ovidio. Al contrario, Eliza vuole essere indipendente e vivere a modo suo, non come una creazione di Higgins. Non si sposano come Pigmalione e Galatea e quindi non c’è un vero lieto fine. La commedia ha, inoltre, ispirato la versione cinematografica “My Fair Lady” a favore di un finale “alla Hollywood”.

Stefano Migliorati

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