Lo stoicismo e il problema della conoscenza - Parte 3 - Il pensiero di Zenone

Lo stoicismo e il problema della conoscenza – Parte 3 – Il pensiero di Zenone

Lo Stoicismo rappresenta una tappa fondamentale per la storia del pensiero filosofico; rifacendosi alla dottrina del suo fondatore, Zenone di Cizio…
 

Percezione e Conoscenza (sesta parte)

Vedi le altre parti dell’articolo di Nicola Carboni  “Percezione e Conoscenza”

Lo stoicismo e il problema della conoscenza – Parte 3

Il pensiero di Zenone

Lo Stoicismo rappresenta una tappa fondamentale per la storia del pensiero filosofico; rifacendosi alla dottrina del suo fondatore, Zenone di Cizio, considerava il cosmo come un ordine razionale e provvidenziale, il Logos, del quale ne è espressione la razionalità umana. Vivere secondo natura significa vivere secondo il Logos conformandosi ad esso, sia a livello gnoseologico che etico; si tratta infatti di un Ordine epistemico e morale allo stesso tempo. Per il sapiente stoico vi è una perfetta coincidenza fra il vivere secondo ragione e il vivere secondo virtù.

Il processo della conoscenza parte dall’aisthesis, la sensazione che può essere definita come l’impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde ad una data intensità dello stimolo fisico, per mezzo degli organi sensoriale.

Negli Academica Posteriora Cicerone scrive «[Zenone]…introdusse novità nel campo dei sensi. Infatti stabilì che essi sono toccati da una certa qual impressione che giunge da fuori, e che gli stoici chiamano ϕαντασία, mentre noi visum, cioè rappresentazione». [Cic. Acad. post. I 40].

Come spiega Diogene Laerzio nel Libro VII de La vita e dottrine dei più celebri filosofi, ϕαντασία [fantasia] deve essere intesa come ciò che viene impresso, stampato e sigillato da un oggetto reale conformemente a se stesso. Quello che noi in italiano denominiamo “fantasia” in greco si traduce con φάντασμα (phantasma), ovvero una δοκησις διανοίας [dokesis dianoias], parvenza della mente.

All’analisi delle sensazioni, due sono le nozioni fondamentali per la gnoseologia stoica: (1)nel mondo esterno esistono oggetti reali che (2) si imprimono nell’anima attraverso gli organi di senso e producono rappresentazioni. In questa fase l’uomo è passivo limitandosi ad “accogliere” le impressioni che vengono dall’esterno; in questa fase si può asserire circa l’esistenza delle cose ma non del loro carattere di verità o falsità.

Alle immagini che si presentano ai sensi bisogna aggiungere l’assenso, frutto di un lavoro attivo del ragionamento intorno alle cose stesse; non a tutte le rappresentazioni può essere dato l’assenso ma solo a quelle che hanno un segno caratteristico proprio degli oggetti rappresentati.

«Zenone non concedeva la fiducia a tutte le rappresentazioni, ma solo a quelle che portavano, per così dire, le credenziali proprie degli oggetti visti» [Cic. Acad. Post. I 41].

Quando la rappresentazione presenta i segni innegabili dell’oggetto rappresentato, si chiama comprensiva o catalettica, ovvero quella rappresentazione che porta così evidenti i segni della corrispondenza con la realtà da rendere impossibile rifiutare l’assenso.

La rappresentazione catalettica come criterio di verità si fonda, in ultima analisi, sul carattere di evidenza, il presentarsi o il manifestarsi di un oggetto come esso è, non come fatto oggettivo (come chiarezza e distinzione delle idee), ma come fatto oggettivo, un atto ontologico.

Il passaggio a una connotazione soggettiva avviene con Cartesio. Ne Il Discorso sul Metodo prescrive di non accettare mai alcuna cosa per vera a meno che non la si riconosca evidentemente come tale». Attraverso tale regola, l’evidenza è ridotta dimensione soggettiva di chiarezza e distinzione delle idee spostando il problema dal dominio dell’oggetto al dominio del soggetto.

Il pensiero di Zenone, ponendo un criterio di verità, presenta un ottimismo gnoseologico: per il pensiero umano è possibile asserire qualcosa di vero sul quale costruire una scienza esatta.

Il problema di fondo però è: cosa ci dà la garanzia che una rappresentazione sia vera e cosa la distingue da una falsa? Questo è il nucleo della critica di Arcesilao, l’erede del pensiero scettico contemporaneo di Zenone.

Nicola Carboni

 

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