Modalità e metafore multimodali

Dalla metafora concettuale alla metafora multimodale: modalità e metafore multimodali

La pubblicità, in quanto espressione di metafore multimodali, costituisce un corpus di testi e pratiche persuasive per eccellenza…
 

Dalla metafora concettuale alla metafora multimodale:
MODALITÀ E METAFORE MULTIMODALI

Vedi le altre parti dell’articolo sulle metafore di Carmen Cini “Dalla metafora concettuale alla metafora multimodale:”

I metaforisti che come me si considerano aderenti alla teoria della metafora concettuale (CMT) avviata da Lakoff e Johnson devono prendere sul serio almeno una conseguenza cruciale del principio secondo cui “la metafora [non] è una figura retorica, ma un modo di pensare”: quella metafora può verificarsi in altre modalità oltre alla sola lingua. In effetti dobbiamo farlo, perché se la ricerca sulla metafora non verbale e non puramente verbale non produce risultati solidi, può mettere in discussione il presupposto di Lakoff e Johnson secondo cui “pensiamo metaforicamente”.
Dopo tutto, in quel caso la natura apparentemente metaforica del pensiero umano risulta essere un malinteso: quello che è stato presentato come livello “concettuale” della metafora sarebbe quindi semplicemente una metafora verbale con un nome diverso, mascherato in “capitali piccole”.
Mark Johnson sembra essere d’accordo, sostenendo che nascondersi dietro un focus esclusivo sul linguaggio è il pregiudizio che il significato si trova solo nelle parole. E così sottolinea come “i processi di significato incarnato nelle arti sono gli stessi che rendono possibile il significato linguistico”.
Ovviamente il lavoro per correggere l’enfasi unilaterale sulle manifestazioni verbali è già stato fatto, basti pensare ai lavori di Forceville, il quale scende a patti quando ammette quanto la definizione di una “modalità” sia estremamente spinosa. Così le metafore multimodali, cioè metafore il cui bersaglio e sorgente sono resi esclusivamente o prevalentemente in due diverse modalità in cui in molti casi il verbale è uno di questi.

Ai fini attuali, le modalità da prendere in considerazione sono comunque due o più delle seguenti:

  1. lingua scritta;
  2. lingua parlata;
  3. immagini statiche e in movimento;
  4. la musica;
  5. suono non verbale;
  6. gesti.

In altre parole, trattasi di metafora multimodale un dispositivo linguistico non letterale che utilizza domini conosciuti per indicare domini noti o meno noti applicando nozioni verbali e pittoriche. Dal momento che ciò che può essere trasmesso in termini di fatti, emozioni e piacere estetico differisce da una modalità all’altra, le scelte per (una) modalità particolare su (altre) che il produttore di una metafora multimodale deve fare è / sono destinati a influire sul significato generale. Il potenziale di una modalità per rendere il “significato” non può mai essere completamente “tradotto” in quello di un’altra modalità – e talvolta la traduzione è assolutamente impossibile. Solo per questo motivo, una sana teoria della metafora (cognitiva) deve studiare sistematicamente metafora non verbale e multimodale.
Potrebbe benissimo – anzi è molto probabile – che l’enfasi eccessiva sulle manifestazioni verbali del pensiero metaforico abbia accecato i ricercatori verso dimensioni di quest’ultimo che semplicemente non possono essere dettate dal modo verbale. Ma i ricercatori nel campo del discorso multimodale possono a loro volta trarre vantaggio dal lavoro svolto da studiosi di metafora orientati a livello interdisciplinare (ma spesso formati in primis linguisticamente).

È vero che la “semiotica”, radicata nello strutturalismo degli anni ’60 e ’70, ha il merito di essere stata la prima disciplina ad aver condotto una ricerca sostenuta nella comunicazione non verbale, almeno se scartiamo la storia dell’arte, che necessariamente ha sempre avuto un focus più limitato. Tuttavia, il discorso multimodale è un vasto territorio, comprendente una moltitudine di insiemi di materiale (carta, pietra, stoffa, …), modalità (lingua scritta, lingua parlata, elementi visivi, suono, musica, gesto, odore, tocco, … ) e generi (arte, pubblicità, manuale di istruzioni; o ad un livello più dettagliato, ad esempio “commedia”, “film noir”, “occidentale”, “fantascienza”), molti di questi ulteriormente categorizzabili.
Se gli schemi di immagini appresentano il punto di partenza dell’espressione multimodale di metafore, sembra pertanto inadeguato vederli come solo una questione di metaforica verbale. La funzione principale delle metafore multimodali con domini sorgente schematici di immagine è quella del rinforzo iconico, cioè attraverso la costruzione multimodale particolari aspetti del significato – in termini di principio iconico della quantità – tendono ad avere più contenuti e renderli più salienti. In questa prospettiva, si può dire che l’espressione visiva e musicale delle metafore schematiche dell’immagine co-verbale introduce aspetti di significato che compensano la bassa iconicità del codice verbale. Inoltre, dal punto di vista del destinatario, le metafore multimodali sembrano svolgere un’altra funzione comunicativa: a causa della loro codifica ridondante di aspetti di significato in gran parte sovrapposti, fungono da meccanismo di backup per i momenti di attenzione ridotta, che sperimentiamo dentro e fuori.
Basandosi su questo meccanismo di backup, in pochi momenti di scarsa attenzione, abbiamo maggiori probabilità di riuscire a dare un senso al messaggio, anche se solo parzialmente. Ultimo ma non meno importante, dal momento che gli schemi di immagini trasferiscono informazioni su diversi sistemi sensoriali, non sorprende che essi si trovino al centro dell’applicazione pratica della teoria della metafora multimodale nella tecnica psicoterapeutica della DMT (Dance Movement Therapy). D’altra parte, i suoni e le immagini sono più facilmente riconoscibili a livello transnazionale rispetto alle lingue (non familiari), per cui metafore visive e multimodali consentono un maggiore accesso interculturale rispetto a quelle verbali. Inoltre, i domini sorgente pittorici e multimodali hanno probabilmente un fascino emotivo più forte di quelli verbali. Basti pensare alla pubblicità che è stata anche oggetto di numerosi studi relativi al suo aspetto visivo – la varietà della metafora non verbale che fino ad ora ha attirato la maggior parte degli studiosi. Ciò non sorprende, poiché la pubblicità, in quanto espressione di metafore multimodali, costituisce un corpus di testi e pratiche persuasive per eccellenza…

Carmen Cini

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