Era il 26 ottobre 1921 quando nella Basilica di Aquileia Maria Bergamas sceglie il corpo di colui che diventerà Il “Milite Ignoto”

Era il 26 ottobre 1921 quando nella Basilica di Aquileia Maria Bergamas sceglie il corpo di colui che diventerà Il “Milite Ignoto”

Il corpo del milite ignoto fu scelto tra 11 spoglie sconosciute da…
 

Era il 26 ottobre 1921 quando nella Basilica di Aquileia Maria Bergamas sceglie il corpo di colui che diventerà Il “Milite Ignoto”

Il monumento al Vittoriano, noto anche come Monumento a Vittorio Emanuele II o Altare della Patria, custodisce la Tomba del “Milite Ignoto” con una fiamma eterna, costruita sotto la statua della dea Roma dopo la Prima Guerra Mondiale su idea del generale Giulio Douhet. Il corpo del milite ignoto fu scelto il 26 ottobre 1921 tra 11 spoglie sconosciute da Maria Bergamas, una donna di Gradisca d’Isonzo il cui unico figlio era stato ucciso durante la Prima Guerra Mondiale. Il corpo del figlio non era mai stato ritrovato. L’ignoto prescelto fu trasferito da Aquileia, dove si era svolta la cerimonia con Bergamas, a Roma e sepolto in un funerale di stato il 4 novembre 1921.

La cerimonia

Nella capitale, la cerimonia prevedeva una messa cattolica nella chiesa di Santa Maria degli Angeli il 2 novembre 1921, “giorno dei morti”, e un grande rito il 4 novembre al monumento del Vittoriano. A quest’ultima cerimonia parteciparono Vittorio Emanuele III, re d’Italia (1869-1947), tutti i ranghi delle forze armate, vedove di guerra, famiglie di soldati morti e centinaia di persone comuni.

Un luogo di riconciliazione e identificazione

L’obiettivo di costruire una memoria condivisa del sacrificio di migliaia di uomini italiani confluì in una partecipazione davvero emotiva dell’intera comunità nazionale. In un paese drammaticamente polarizzato, la sepoltura del “Milite Ignoto” suscitò un solido apprezzamento in tutto lo spettro politico. Questo corpo anonimo agì, infatti, come luogo di riconciliazione e identificazione. Dopo questo imponente evento, il monumento non fu più identificato come un memoriale di un singolo individuo (il re Vittorio Emanuele II), ma piuttosto come un memoriale di tutti coloro che morirono nella Grande Guerra. Quindi, divenne veramente un efficace “Altare della Patria”, dove il padre della nazione e i suoi figli umili ma eroici poterono essere onorati insieme. Il lutto collettivo e individuale fu politicamente legittimato attraverso un “culto dei caduti” sponsorizzato dallo stato.

Il lutto collettivo sfruttato dalla comunicazione fascista e successiva

Fu attorno a quest’ultimo argomento che anche la successiva dittatura fascista costruì la propria liturgia politica, approfittando dell’eredità della Prima Guerra Mondiale per legittimare la sua presa del potere. Il Vittoriano e la Tomba del Milite Ignoto divennero, quindi, il palcoscenico privilegiato di una serie di cerimonie patriottiche riguardanti la Grande Guerra e altre feste nazionali, ma anche anniversari fascisti. La presupposta continuità ideologica tra l’esperienza del conflitto e l’emergere del fascismo fu anche dimostrata dal regime nell’Esposizione della Rivoluzione Fascista del 1932, svoltasi a Roma, dove la sala N era espressamente dedicata al “Milite Ignoto”.

L’“Altare della Patria” è stato il luogo centrale della liturgia nazionale anche dopo la caduta del fascismo e la creazione della Repubblica italiana nel 1946, e continua a farlo fino ad oggi.

L’iscrizione sulla tomba recita: “IGNOTO MILITI 1915 – 1923”

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