Il problema del terzo uomo: regressus in infinitum e il paradosso della ragione (nona e ultima parte)

Il problema del terzo uomo: regressus in infinitum e il paradosso della ragione (nona e ultima parte)

Il paradosso del Mentitore Cretese è storicamente il più famoso e dibattuto: Epimenide cretese afferma che tutti i cretesi mentono…
 

Il problema del terzo uomo: regressus in infinitum e il paradosso della ragione (nona e ultima parte)

Vedi le altre parti dell’articolo di Nicola Carboni  “Il problema del terzo uomo: regressus in infinitum e il paradosso della ragione”

Il paradosso del Mentitore e il regressus in infinitum

Per paradosso si intende un argomento che, muovendo da principi intuitivamente plausibili e, attraverso deduzioni intuitivamente accettabili, porta ad una conclusione contro-intuitiva, assurda o ad una contraddizione. Il paradosso del Mentitore Cretese è storicamente il più famoso e dibattuto: “Epimenide cretese afferma che tutti i cretesi mentono sempre”. Epimenide sta dicendo il vero o sta mentendo? La conclusione è un paradosso in quanto se stesse dicendo il vero, allora sta mentendo e se stesse mentendo, allora sta dicendo il vero.

Secondo il matematico, filosofo e logico polacco Alfred Tarski il paradosso nasce dalla confusione fra il “linguaggio oggetto”, il linguaggio di cui parliamo o intorno al quale formuliamo una data teoria, e il meta-linguaggio, il linguaggio con il quale formuliamo la teoria stessa. Ad esempio, nello studio della grammatica greca scritta in italiano, il greco rappresenta il “linguaggio oggetto”, l’italiano il “metalinguaggio”. Nell’autoreferenzialità tale distinzione vien meno. Una conseguenza è, ad esempio, il teorema dell’indefinibilità secondo cui la verità aritmetica non può essere definita all’interno dell’aritmetica; un teorema che può essere esteso ad ogni ordine di ragionamento. La soluzione di Tarski per scongiurare l’autoreferenzialità, è tenere distinti i livelli del linguaggio. Dato un linguaggio L, le asserzioni di verità di L devono essere formulate in un metalinguaggio L₁; il problema nasce nel momento in cui per poter formulare concetti semantici in L₁, si deve creare un meta-meta-linguaggio L₂ e così ad infinitum allo stesso modo del problema del terzo uomo.

Conclusioni

Al paradosso del Mentitore, Platone avrebbe risposto spostando il baricentro dell’indagine, dall’asserzione all’ontologia. Come è possibile affermare che dica il vero o il falso – avrebbe domandato – se non sappiamo prima cosa sia la verità? Il rischio di un regresso all’infinito, così come definito da una erronea interpretazione della teoria delle Idee, e alla conseguente impossibilità di una fondazione certa e stabile del sapere, era una prospettiva, per Platone, spaventosa.

Il problema del terzo uomo, nato dall’appiattimento della struttura ontologica in quella logica, è un caso paradigmatico di quell’ineludibile paradosso dell’autoreferenzialità a cui, per natura, siamo vincolati, a cui la nostra stessa ragione, ci vincola.

É il dilemma ultimo di una ragione chiusa in se stessa, per la quale l’autoreferenzialità è principio e destino.

Nicola Carboni

0 comments on “Il problema del terzo uomo: regressus in infinitum e il paradosso della ragione (nona e ultima parte)Add yours →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.