Percezione e Conoscenza parte 9 - La gnoseologia della scuola cirenaica

Percezione e Conoscenza parte 9 – La gnoseologia della scuola cirenaica

Una tappa fondamentale del percorso storico-filosofico che abbiamo intrapreso, è rappresentato da un argomento non molto conosciuto ma non per questo meno importante…
 

Percezione e Conoscenza (nona parte)

Vedi le altre parti dell’articolo di Nicola Carboni  “Percezione e Conoscenza”

La gnoseologia della scuola cirenaica

Una tappa fondamentale del percorso storico-filosofico che abbiamo intrapreso, è rappresentato da un argomento non molto conosciuto ma non per questo meno importante. Si tratta della Scuola di Cirene fondata da Aristippo, uno dei discepoli di Socrate.

La morte del maestro diede vita a molteplici scuole filosofiche delle quali l’Accademia platonica è sicuramente la più importante e conosciuta. Si annoverano la Scuola magarica di Euclide di Magara, la scuola cinica di Antistene, la scuola eliaco-eretriaca di Menedemo di Eretria e Fedone di Elide.

Il problema ermeneutico principale, nel momento in cui si vuole affrontare il pensiero della scuola cirenaica, consiste nella mancanza di testi originali e quindi la necessità di dover fare affidamento alla sola tradizione dossografica.

In queste sede dobbiamo tralasciare gli aspetti etico/morali per concentrarsi in maniera diretta su quelli gnoseologici e epistemologici. Per analizzarne gli aspetti principali useremo le testimonianze di Cicerone presente negli Academica priora e di Plutarco in Contro Colote.

Secondo Cicerone i Cirenaici negano che vi sia qualcosa che possa essere percepito dall’esterno, bensì affermano di percepire solo quelle cose che sentono con il tatto interno, come il dolore e il piacere e di non sapere di quale colore o di quale suono sia qualcosa, ma di avvertire solamente di essere affetti in qualche modo.

Allo stesso modo Plutarco afferma che « dicono – i cirenaici – di essere affetti dal dolce e dall’amaro, dal freddo e dal caldo, dalla luce e dall’oscurità, avendo ciascuna di queste affezioni in se stessa la propria forza e la propria sicurezza; ma che il miele sia dolce, il ramoscello d’olivo amoro, il ghiaccio freddo, il vino schietto caldo, il sole luminoso, l’aria nottura oscura, ha contro di sé la testimonianza di animali, di cose e di uomini poiché alcuni aborriscono il miele…».

Fino a questo punto potrebbe essere una revisione del pensiero di Protagora, dell’uomo misura, che abbiamo analizzato precedentemente nella lettura del Teeteto di Platone.

Per i Cirenaici, fintanto che l’opinione rimane nei limiti delle affezioni, non si ha errore. Se io affermassi che il miele che sto assaggiando è dolce, ovvero che in questo momento sto provando una sensazione di dolcezza, nessuno potrebbe affermare che io sia in errore.

L’errore sussiste nel momento in cui volessi affermare qualcosa intorno alla realtà ontologica, o alla realtà in sé  per sé dell’oggetto.

«Donde mantenendosi nei limiti delle affezioni, l’opinione si preserva dall’errore; ma, uscendo da questi limiti e sforzandosi di giudicare e di far luce intorno alle cose esterne, spesso confonde se stessa e viene in contrasto con gli altri uomini che hanno delle medesime cose affezioni contrarie e ακατάληπον immagini diverse».

Dobbiamo ora riflettere sul rapporto fra lo Scetticismo e il pensiero dei Cirenaici poiché, a prima vista potrebbe mostrare molto analogie.

Di questo ne era consapevole Sesto Empirico che ne Schizzi Pirroniani, traccia una linea di demarcazione fra le due scuole filosofiche. Scrive infatti «Alcuni sostengono che l’indirizzo cirenaico è il medesimo di quello scettico, poiché anche quello afferma che soltanto le affezioni sono conoscibili. Ma ne differisce […] mentre noi (gli scettici) sospendiamo il giudizio nel pronunciarci intorno alle cose esteriori, i Cirenaici invece dichiarano che essere sono per natura ακατάληπτον [akatalepton] (incomprensibili)».

Quali siano le conseguenze del connotare le cose esterne come incomprensibili, sarà analizzato nella prossima parte nella quale sarà chiarificato in maniera più precisa il rapporto fra scetticismo e pensiero cirenaico.

Nicola Carboni

 

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