Dalla psicologia alla spiritualità (glossario minimo): Attenzione e coscienza

Dalla psicologia alla spiritualità (glossario minimo): Attenzione e coscienza

Secondo l’approccio neurofisiologico e psicologico l’attenzione è uno stato mentale e un processo cognitivo che esplicita una funzione selettiva (con diversi livelli di attivazione)…
 

Dalla psicologia alla spiritualità (glossario minimo): Attenzione e coscienza

(P) Secondo l’approccio neurofisiologico e psicologico l’attenzione è uno stato mentale e un processo cognitivo che esplicita essenzialmente una funzione selettiva (con diversi livelli di attivazione), un meccanismo in grado di selezionare le informazioni in entrata in base alla loro rilevanza biologica o psicologica. In tal modo l’attenzione è un insieme di meccanismi che consentono di concentrare le proprie risorse mentali su determinate informazioni, ma questi meccanismi non esprimono il contenuto della coscienza. L’attenzione, rispetto alla coscienza, è un canale di accesso privilegiato ma non l’unico, perché l’insieme dei processi mentali possono operare anche in assenza di attenzione.
La coscienza è un fenomeno soggettivo che si può spiegare come prodotto della capacità dell’essere umano di comunicare simbolicamente con se stesso e con gli altri.
Lo sforzo che spesso intraprendiamo per diminuire la confusione tra pensieri e coscienza viene definito dalle psicoterapie cognitive “defusione”.
L’esito positivo di questo sforzo sarebbe quello di arrivare alla comprensione che i pensieri (il loro fluire e svanire, il loro affermarsi e contraddirsi, il nostro rimuginare) non costituiscono la coscienza, almeno non tutta. Questa comprensione aiuterebbe a non dipendere dai pensieri. Abbiamo una coscienza primaria da intendersi come insieme di impressioni e sensazioni, una sorta di comprensione e pacificazione dei fenomeni corporei ed emozionali.
Ad un livello successivo si pone la coscienza identitaria, risultato delle impressioni provate in quella primaria; qui emerge il concetto di sé e da qui parte l’osservazione dei pensieri.
Ad un terzo livello, per così dire, si trova la coscienza riflessiva che, capace di distanziarsi dal sé, consente di dissociarsi e liberarsi dagli automatismi mentali mettendosi ad osservarli per comprenderli.
Nella MBCT, lo stesso dicasi per la Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness (MBSR), è fondamentale acquisire la capacità di portare e mantenere l’attenzione intenzionale su di un preciso focus. Se lo si riesce a fare con consapevolezza e creatività si dà vita al decentramento, dove decentrarsi significa sapersi relazionare a pensieri, sentimenti, affetti, emozioni e impulsi come eventi transitori evitando di identificarsi con essi.

(S) Attraverso l’attenzione aperta che alcuni definiscono immersa perché si è presenti a se stessi e si è dentro al proprio spirito senza bisogno alcuno di concettualizzare o analizzare, si ha una coscienza attenta e consapevole che include rumori, suoni, colori, pensieri, emozioni: la piena consapevolezza.
La mente appacificata non cerca, trova.
La mente, in quanto conoscenza, è disinteressata e priva di scopo.
Non contrappone dogmi, opinioni, conoscenze, conclusioni, semplicemente osserva il funzionamento transitorio di ciò che è: cose, fatti, persone. Lo stesso vale per colori, suoni, immagini, ricordi, gioie e dolori.
Una mente libera da ogni condizionamento necessita di attenzione.
Nella pura attenzione, che non è concentrazione, non ci si focalizza su qualcosa, non si sceglie qualcosa scartando qualcos’altro – entrambe proprietà della concentrazione (processo razionale) -, ma si osserva e si ascolta interiormente senza interpretare.
La mente è fatta di ricordi, di memoria conscia e inconscia, quindi condizionata. Nell’attenzione non c’è sforzo perché non c’è scopo alcuno da perseguire, non c’è divisione né distrazione, semmai amorevole comprensione del tutto. L’attenzione aperta e immersa è rilassamento psicofisico e ascolto. Per prima cosa bisogna riconoscere la confusione che è in noi, che confonde la mente. La mente è confusa quando opinioni, convinzioni, desideri e ambizioni sono troppo forti, così forti da schiacciare e opprimere ascolto e osservazione amorevole. Cose, fatti e persone non esistono in quanto frutto della nostra opinione e valutazione, ma esistono così come sono.
La pratica conoscitiva aiuta a non prestare attenzione alla forza egoica (Me e Sé disfunzionali) che vorrebbe cambiare, modificare o diventare qualcosa, ma aiuta a fare attenzione amorevole a cose, fatti e persone senza aggiungervi niente osservandoli e accogliendoli per quello che sono e rifuggendo così da turbamenti, inquietudini, ansie e paure.

Alessandro Bigarelli

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