Rete sociale e Social Network (seconda parte)

Rete sociale e Social Network – Parte 2°

4° appuntamento con la rubrica “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, Guidi…
 

Riprendiamo il tema del mese scorso della nostra rubrica dal titolo “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, curata da Jessica Guidi

Rete sociale e Social Network (seconda parte)

Facebook ci apre moltissime possibilità di conoscere persone, di impegnare il tempo e di divertirsi e molto altro ancora.

Tutto questo sembra soddisfare i “net gener”: i loro sentimenti di libertà e autonomia, tendenza alla personalizzazione di oggetti che diventano veicolo di identità, tendenza al giudizio e collaborazione, e l’irrinunciabile bisogno di divertimento, di novità, velocità nelle risposte in contrapposizione all’incapacità di attendere, caratterizzano il “loro profilo”.

Quando l’uso diventa intensivo le conseguenze possono portare a compromissioni cliniche del pensiero e dell’umore.

Diventano frequenti da episodi di invidia, gelosie, a episodi più gravi di psicopatologia legata al corpo, psicosomatosi nelle sindromi depressive, alle esperienze di ansia e ipocondria, fino alle dismorfofobie, e al corpo oggetto. I dispositivi tecnologici alimentano anche le fobie sociali già esistenti.

Un altro fenomeno del momento, anch’esso preoccupante è quello dei “Daredevil selfie” o selfie pericolosi. Si tratta di autoscatti ad altezze vertiginose, oppure a ridosso di un treno in corsa, o ancora riprendendosi mentre si affronta un pericolo di qualsiasi genere, portando anche alla morte.

Esasperazione del bisogno di essere riconosciuti e apprezzati che porta a correre il rischio di mettere in pericolo la propria vita, per poter avere una foto che possa suscitare enorme consenso nel villaggio globale, per una manciata di like!

Disturbo narcisistico di personalità

A questo proposito uno studio americano[1] condotto sul legame esistente tra narcisismo ed i comuni comportamenti tenuti sui social network come ad esempio il “selfie”, gli aggiornamenti di stato, i post e i commenti mostrano che:

  1. Le persone che utilizzano di più i social network come Facebook, sono anche le stesse che tendono maggiormente a ricevere diagnosi di disturbo narcisistico di personalità o a soffrire di insicurezza;
  2. Quelli con i più alti punteggi nelle scale di valutazione del narcisismo, sono proprio coloro che aggiornano frequentemente il proprio stato, postano fotografie di sé e pubblicano frasi finalizzate a glorificarli (su un campione di users dai 18-25 anni valutato tramite il Narcissism Personality Inventory ed il Rosenberg Self-Esteem Scale);
L'uso eccessivo dei social network e il disturbo narcisistico di personalità
L’esasperazione del bisogno di essere riconosciuti e apprezzati che porta a correre il rischio di mettere in pericolo la propria vita…

Effetti negativi

Inoltre, hanno dimostrato, la best Computer science schools con la collaborazione della California State University, che il social network può avere degli effetti negativi:

  • Deficit attenzionale e Iperattività;
  • Depressione;
  • Distrurbo Ossessivo-Compulsivo;
  • Distrubo Narcisistico di personalità;
  • Ipocondria;
  • Disturbo schizoaffettivo e schizotipico;
  • Dismorfismo corporea;
  • Voyeurismo;
  • Addiction;

Un falso senso di intimità

Il ThinkUp, un servizio che analizza il comportamento degli utenti su Twitter e Facebook, la cui fondatrice Gina Trapani, ci ricorda come i social network possano instillare un falso senso di intimità, riducendo così l’autocontrollo:

“Quando sei online ti prende una specie di riflesso automatico di avventatezza e mancanza di empatia, perché non hai nessuno davanti. In altre parole, online agiamo senza pensare” (Internazionale, 6/2/2015).

“In rete, le persone tendono ad essere più immediatamente intime tra loro, più dolci e carezzevoli, ma anche più sboccate e incontrollate” (Longo M., 2012).

“Dicono cose che non direbbero utilizzando altri mezzi di comunicazione” (Young, in Longo M., 2012).

Cyberbullismo

Il rischio è quello di incorrere in episodi cyberbullismo e finire così vittima di molestie. Una forma persecutoria molto grave caratterizzata dall’anonimato del molestatore, dall’assenza di limiti spaziotemporali che lo differenzia dal bullismo tradizionale, che avviene di solito in luoghi e momenti specifici, qui invece la sua vittima viene colpita ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo (WhatsApp, Facebook, Twitter, blogs, ecc.) e per giunta fenomeno legato alla vergogna, la brutta figura, strettamente correlata alla visibilità, in quanto su web altri utenti diventato spettatori.

La vittima pensa a quante persone su web l’hanno vista e questo rende impossibile anche ricominciare una nuova vita, in quanto pensa di essere riconosciuta ovunque andrà.

cyberbullismo
La vittima perde la speranza di ricominciare una nuova vita

Furto d’identità

Un altro fenomeno talvolta è il furto d’identità attuato tramite social network.
Ha come principale o unico scopo quello di screditare e mettere in cattiva luce la persona fisica reale per la quale ci si spaccia mediante un account fittizio, il quale può riportare una foto, il nome o altri dati personali della vittima. In Italia, secondo l’Indagine nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza pubblicata nel 2011, un quinto dei ragazzi ha trovato in Internet informazioni false sul proprio conto[2].

Il “cervello sociale”

Alcuni studi di neuroscienze dimostrano inoltre che sperimentare la vita di un gruppo sociale “reale” ampio, aumenta determinate aree cerebrali, anche definito come “cervello sociale”.

Il “cervello sociale” comprende: la corteccia prefrontale nella sua porzione orbito frontale, la corteccia cingolata anteriore, il giro temporale superiore, le aree associative della corteccia parietale, la corteccia somatosensoriale e l’insula, e aree subcorticali quali l’amigdala

Brothers, 1990.

Questo significa che il soggetto, tramite contatti diretti e non mediati, quindi esperendo la relazione direttamente, acquisisce maggiori competenze sociali.

Queste aree infatti determinano tutti i meccanismi neurali che presiedono sia alle nostre interazioni, sia ai nostri pensieri e sentimenti verso le persone e i rapporti e dirigono le nostre attività mentre ci relazioniamo.

Di conseguenza l’utilizzo di media sociali digitali come Facebook, ad esempio, in cui le interazioni sono mediate, induce ad una diminuzione delle dimensioni di queste zone cerebrali preposte alle competenze sociali, e di conseguenza, ad una diminuzione delle stesse.

Nativi digitali

Nello studio svolto avvenuto dopo la comparsa dei Social Network (2008), dal neuroscienziato Ryota Kanai (2012), è emerso che gli individui adulti, che si sono approcciati ad essi,  hanno utilizzato i SN solo come semplice ampliamento o semplificazione della rete sociale che già possedevano.

Reale e virtuale erano strettamente collegati:
chi aveva molti amici online aveva anche molti amici reali

M. Spitzer, 2012

Chi, al contrario, non ha ancora avuto l’occasione di sviluppare competenze sociali, e quindi parliamo di bambini o di adolescenti denominati Nativi digitali, instaura gran parte dei propri contatti sociali in rete.

Questo significa che costruisce la propria sfera sociale nel mondo virtuale, correndo il rischio di non acquisire una competenza sociale adeguata alle interazioni dirette ossia non mediate.

Quindi se i bambini e i giovani in età dello sviluppo non hanno sufficienti opportunità si confrontarsi con persone reali, sostituiscono i contatti umani reali con persone virtuali, i network, rischiando una riduzione del “cervello sociale”, o comunque non acquisire quell’empatia che entra in gioco nella comunicazione face to face.

Attraverso i Social Network infatti si potenziano le capacità relazionali del singolo, ma solo se costui non fa uso solo di social per relazionarsi

Menduni, Nencioni, Pannozzo, 2011, 1ss.

I Nativi Digitali corrono il rischio di non acquisire una competenza sociale adeguata alle interazioni dirette ossia non mediate.
I “Nativi Digitali” che instaurano contatti sociali in rete.

Rischi

Il rischio derivante da un uso eccessivo dei social sta nella creazione di un’infinità di relazioni virtuali che sostituiscono quelle reali, a causa della timidezza, delle caratteristiche fisiche e personologiche, che inducono all’isolamento, per cui i social network rappresentano l’unico modo con cui riuscire ad intrattenere dei rapporti amicali.

Hikikomori

Il ritiro sociale rappresenta il rischio più grande, che si verifica nei casi più gravi ed è sovrapponibile agli «Hikikomori» in Giappone. La diagnosi di hikikomori il termine significa «stare in disparte», ed indica quei ragazzi che rifiutano la vita reale e si nascondo nel microcosmo della propria stanza, tendono a trascurare il loro aspetto fisico ed intrattenendo rapporti con persone esclusivamente su web, arrivando anche a non rivolgere parole neanche con i familiari.

Le relazioni online che diventano l’unica forma di interazione possibile, e l’insight è ridotto da queste stesse interazioni riducendo l’intensità del vissuto di ritiro sociale.

Hikikomori (stare in disparte)
Gli Hikikomori rifiutano la vita reale nascondendosi nella propria stanza.


[1] www.bestcomputerscienceschools.net/selfies
[2] Eurispes, Telefono Azzurro, 2011

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