Una storiella cinese sui sistemi e le regole

Sistemi e regole: una storiella cinese

Se stiamo all’interno di un sistema e noi “cambiamo”, allora cambia anche il sistema stesso, un esempio in…
 

Che l’attenzione ai fenomeni osservabili all’interno di un sistema (diadico, gruppo, organizzazione, azienda, etc) sia qualcosa di molto diverso e molto maggiore rispetto alla sommatoria di fenomeni legati ai singoli elementi è fatto ormai salvo da più di un secolo. Proprio come una gestalt che ha una sua vita ben diversa dalle tessere di un mosaico che lo compongono pur avendo ciascuna un suo colore. Ad esempio, se possiedo delle tessere di mosaico di differenti colori, verdi, dorate, bianche e con esse costruisco un’immagine, quest’ultima avrà un livello di complessità di significato e quindi di vita. E questo è aspetto già noto e acquisito nella nostra visione della realtà. L’altro aspetto che ci interessa, anch’esso assodato, è che se stiamo all’interno di un sistema e noi “cambiamo”, allora cambia anche il sistema stesso, le relazioni che lo caratterizzano, quindi le regole che lo contraddistinguono. Ed è chiaro come gli altri implicitamente siano “costretti” a cambiare. Tale ipotesi è verificata nella realtà scientifica e sperimentale. A questo proposito vi vorrei raccontare una storia cinese, una storia in cui emerge l’idea di cosa sia un insieme, di come ci avvenga una contaminazione, un’integrazione nei vissuti e nei comportamenti tra le persone, che costituiscano un sistema (trattasi in questo caso di un sistema relazionale familiare).

Il titolo di questa storiella è il “Ravvedimento della moglie tramite l’uccisione della madre”.
Parliamo di una situazione legata ad una certa brigata di produzione in Cina e di una famiglia in cui c’era il sig. Wang, la madre del sig. Wang, la moglie del sig. Wang, Fior di Cannella, e il figlio. Si narra di come tra la madre del sig. Wang e la nuora, Fior di Cannella, ci fosse un pessimo rapporto, come un temporale continuo, tanto che, non appena entravano in contatto si verificavano liti tremende al punto che sarebbero state persino capaci di cavarsi gli occhi.
Tanto per citare un episodio: un giorno il bimbo, figlio del sig. Wang e di Fior di Cannella, cadde a terra e scoppiò in un pianto disperato. Accanto al bimbo vi era la nonna che in procinto di aiutarlo, si ricordò che pochi giorni prima lo aveva aiutato e la nuora l’aveva accusata, addirittura, di averlo fatto cadere. Ed allora, la madre del sign. Wang, presa da questa consapevolezza pensò: “Come faccio ad aiutarlo se poi dopo sono addirittura accusata di averlo fatto cadere?”. Purtroppo, anche il suo non aiutare il nipotino, si rivelò sbagliato, tanto che Fior di Cannella, arrivata di corsa disse alla suocera: “Non lo vedi che il bimbo è caduto? E tu nemmeno lo aiuti! Ma certo tu saresti contenta se una volta cadendo ci rimanesse!” Allora la suocera, che era una buona avversaria, non si lasciò intimorire decidendo di non aprire più la bocca. Cita la storia che dopo un po’ le labbra e le lingue di suocera e nuora si trasformarono in fucili e in spade da quanto se ne dissero di cotte e di crude. In quel momento stava rientrando a casa il sig. Wang che, non sapendo che posizione prendere nei confronti della madre e della moglie, rimase in silenzio. Così la madre del sig. Wang si rivolse al figlio ponendogli un quesito: “Tu sei mio figlio, solo una frase vorrei sentire da te, solo la risposta a una domanda. Devo proprio continuare a vivere in questo modo con tua moglie, con mia nuora, che si comporta in questo modo?”. Ma nello stesso tempo la nuora, sua moglie Fior di Cannella, disse rivolgendosi al marito: “Sei solo un figlio di mamma, comunque vadano le cose io sono sempre l’ultima arrivata, l’ultima ruota del carro, non conto niente, allora è meglio che io chieda il divorzio!” Il sig. Wang resistette alla tentazione di rispondere alla madre e alla moglie, strinse le labbra e la cosa passò lì per lì. Tuttavia ci rifletté molto.

La mamma del sig. Wang, mentre singhiozzava nella sua camera, venne calmata un po’ dalle donne del vicinato. Nel frattempo Fior de Cannella pensava in segreto: “Io voglio andare fino in fondo in questa situazione”. E così, appena se ne furono andate le donne del vicinato che avevano consolato la suocera, Fior di Cannella cominciò a piangere. Si rivolse nuovamente al marito esortandolo dicendo: “Devi prendere una posizione”. Allora il sig. Wang ebbe un lampo di creatività. Dapprima stando seduto e poi alla fine digrignando i denti disse: “Eh va bene, smettila di piangere, ho deciso di risolvere la faccenda una volta per tutte.” Così si fece freddo e risoluto. “Ci ho pensato e ripensato, c’è una sola soluzione possibile. Mia madre non è più giovanissima, devo cercare l’occasione più adatta per toglierla di mezzo. E mettere così fine una volta per tutte al vostro litigio”. A queste parole del marito, Fior di Cannella sentì un brivido freddo correre lungo la sua schiena. Cominciò a fissare il marito con occhi sbigottiti: non pensava che il marito potesse arrivare a tanto!  Il sig. Wang continuò asserendo: “Si credimi, ci ho pensato varie volte, è l’unico modo per trovare la nostra serenità coniugale!”. Fior di Cannella allora si convinse del fatto che il marito parlasse seriamente: “In effetti prima la vecchia muore – pensò lei – meglio è!”. Poi gli chiese: “E cosa succederà se ci scoprono?” Il sig. Wang le rispose: “In questo momento i rapporti con lei sono troppo tesi, se la uccidiamo ora, i sospetti ricadranno su di noi. Se vogliamo agire indisturbati dobbiamo recitare una commedia”. Così il sig. Wang pretese che la mattina dopo la moglie si recasse dalla suocera scusandosi per l’accaduto. Inoltre, la esortò a trattarla con gentilezza, a salutarla in ogni occasione e, in terzo luogo, ad evitare qualsiasi litigio o frasi di scherno, di cattiveria e così via. Fior di Cannella accettò. Tuttavia come ultima cosa il marito le disse: “Starò via per due mesi”. Dunque la moglie avrebbe dovuto eseguire le sue istruzioni, tenendo duro fino a che lui fosse tornato, facendo in modo che i vicini si accorgessero della pace fra nuora e suocera. In tal modo, al suo ritorno, il sig. Wang avrebbe potuto uccidere sua madre in tutta tranquillità senza che i sospetti potessero andare su di lui e sulla moglie.

Così, alle prime luci dell’alba del giorno dopo, Fior di Cannella si presentò con una tazza con del brodo di pollo dalla suocera che ebbe un brivido. La pelle d’oca invase tutto il corpo, dalla testa ai piedi, della madre del sig. Wang allorché questa, oltre ad offrirle un regalo, cominciò a chiamarla “mamma”. A quel punto la nuora le disse: “Io ho avuto torto e ti ho fatto arrabbiare, mio marito mi ha fatto una bella ramanzina. Devo ammettere i miei errori e scusarmi. Ti ho portato una scodella di brodo di pollo. L’ho appena cucinata. Mangialo in fretta fino a che è caldo.” Alla suocera batteva il cuore: non ci credeva, pensava di sognare. In otto anni la cosa migliore che le aveva detto la nuora era stata: “Vecchia decrepita”. Come è possibile che improvvisamente le avesse portato una ghiottoneria? Sarebbe morta mangiandola? In un primo momento pensò di dare la minestra al cane, poi penso tra sé e sé: “Oramai ho 66 anni, meglio morire che continuare a sopportare questa vita!” E così mangiò la minestra, indossò i suoi vestiti migliori, si mise a letto aspettando la morte che nonostante tutto non arrivò. Anzi, contro le sue aspettative, si sentiva sempre meglio. Fior di Cannella tornò persino dalla madre del marito a portarle addirittura una scodella con la crema di riso, chiamando la suocera di nuovo “mamma”. Allora quest’ultima prese questa pietanza, la mangiò e poi tornò a sdraiarsi di nuovo sul letto. Non avvertendo dolori, né capogiri, e stando veramente bene, era stupefatta.

Mentre per Fior di Cannella tutto questo trattavasi di una commedia con un secondo fine, per la madre di suo marito era una faccenda che aveva preso sul serio: “Se la nuora mi tratta bene, anche io mi comporterò bene con lei.” Aveva già sistemato il bimbo, aveva dato da mangiare ai maiali e, visto che la nuora si doveva alzare tutte le mattine alle 4:30, la suocera decise di darle una mano. Prese la sveglia e le portò di nascosto la colazione. Fior di Cannella sentì scaldarsi il cuore e aveva le lacrime agli occhi quando vide la mamma farsi “vera” proprio perché si era svegliata alle 4:30 proprio per lei.

Una volta alla nuora venne la febbre alta e la madre di suo marito si occupò del nipotino. Chiamò il medico e dette dei frutti a Fior di Cannella per farla stare meglio. Ma siccome quest’ultima non voleva mangiare, la madre del sig. Wang le disse: “Che discorsi sono? Siamo o non siamo una famiglia? Mangia questi frutti!” Quindi si instaurò una perfetta armonia.

Quando il sig. Wang tornò prese una bottiglia che si supponeva essere di veleno versandone un po’ di contenuto in un bicchiere di acqua calda e lo portò a sua madre. A quel punto, la moglie, accortasi della cosa, uscì di corsa dalla stanza per chiamare il medico o comunque per cercare di salvare la situazione. E supplicò il marito: “Ti prego chiama un dottore, tua madre non può morire. Ero io che sbagliavo, tua madre è una brava donna” Il sig. Wang allora rispose alla moglie: “Ma come mai prima mia madre per te era cattiva e ora per te non lo è più?”. E così Fior di Cannella gli disse: “Non so neppure io come sia successo, ma ora mi sento ben disposta nei suoi confronti!” A quel punto il sig. Wang spiegò alla moglie che ciò che aveva portato da bere a sua madre era solo un’innocua medicina e che questo non era altro che un gioco. La moglie replicò: “Mi hai giocato un bel tiro!”. Mentre il marito esclamò: “Ma facendo così ti ho insegnato una lezione…”. I due coniugi si guardarono con una vena di ritrovata intesa.

Così la storia termina con una frase cinese che recita: “Con uno stratagemma si può creare una nuova relazione dal niente!”.

 

Carmen Cini

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