PREMESSA
Spesso sentirete parlare di NeuroMarketing e con il tempo andrà sempre più ad aumentare, creando illusioni e confusione sulle sue applicazioni e su come possa essere usato e come invece dovrebbe essere impiegato.

Bisogna stare molto attenti:

  1.  Questo fa gioco a molte aziende per vendere un servizio (il NeuroMarketing) a loro piacimento, sempreché sul mercato le aziende non conoscano le possibili applicazioni del NeuroMarketing; raramente le aziende che offrono questi servizi realmente riescono a spiegare i suoi vantaggi e i suoi limiti, creando false illusioni e creando aspettative diverse da quelle che i clienti possono attendersi.
  2. La minore consapevolezza da parte dei clienti (aziende fruitrici del NeuroMarketing) espone al pericolo di una maggior manipolazione a proprio vantaggio del cliente da parte del “consulente” (venditore).
  3. Con il tempo c’è il rischio che il termine del NeuroMarketing venga impiegato e proposto in maniera errata, cosicché un uso abusato del termine potrebbe portare ad una tale confusione sul mercato (come del resto è avvenuto con altri termini in altri settori) da far perdere al cliente credibilità!
  4. Così come sorgeranno anche aziende, che useranno il NeuroMarketing solo per un ritorno di immagine, il cui unico scopo sarà solo quello di vendere e non di aiutare le aziende a raggiungere un obiettivo e aiutarle a crescere!

 

ESEMPI
Tramite il Neuromarketing (come abbiamo detto in precedenza):

  1. Possiamo rilevare quei cambiamenti biofisici di una persona, ma non è possibile ad oggi capire le reali scelte motivazionali più profonde di una decisione (es: quella di acquisto, etc.) conscia e inconscia, se non tramite l’applicazione di altre metodiche integrative.
  2. Alcuni dati biofisici, possono essere pilotati dall’esterno (da scelte di vario tipo, sia tecnologiche, umane, sociali, interpretative e di luogo, consce e inconsce) e far credere al cliente (l’azienda che ha richiesto il servizio) che il consumatore pensi e che voglia quella determinata cosa, mentre realmente non è così (creando dei bias).
    Pensate al cosiddetto “poligrafo” (o macchina della verità) e anche ad alcuni esempi che vengono riportati nella nota fiction “Lie To Me”, i dati possono essere falsati da interferenze esterne che possono essere volontarie o involontarie.
    Per questo le analisi di NeuroMarketing dovrebbero essere fatte da specialisti del settore e cercare di seguire un percorso che possa evitare la manipolazione o contaminazione delle informazioni raccolte, cosa che spesso avviene per “induzione di risposta”:
    ANALISI PRELIMINARE: l’individuazione della location in cui svolgere i test, la scelta delle campione, la selezione e la modalità comunicative delle domande del test sono cruciali al fine dei risultati. Evitare di condizionare e pilotare i comportamento dei soggetti sottoposti ai test sfruttando effetti come il priming, l’alone, etc.
    Esempio 1: se ad un parlo o mostro immagini che fanno riferimento a un brand specifico, sicuramente sarà condizionato nel suo comportamento successivo e quindi otterrò informazioni superficiali e non profonde/reali (che è quello che l’azienda vuole, altrimenti non servirebbe a niente).
    Esempio 2: se l’ufficio marketing di un’azienda, fa visionare la progettazione 4/5 marchi a dei potenziali consumatori (che sanno ovviamente chi è il cliente), corre il rischio di “pilotare” i risultati e a usare in maniera inappropriata il NeuroMarketing. Per evitare ciò bisognerebbe, prima del concepimento delle idee, svolgere un’analisi-una ricerca di mercato prima, usando anche il NeuroMarketing e non viceversa! Ottimizzando così l’investimento dell’azienda in tal modo che i risultati che l’azienda potrebbe ottenere sarebbero un marchio che rappresenterebbe realmente se stessa agli occhi del consumatore finale.
    Persone da coinvolgere: esperti di Linguistica Cognitiva, Neuroscienze Cognitive, Psicoterapie Brevi, Comportamento non Verbale, Economia Comportamentale, etc
    TECNICO INTERPRETATIVO: settaggio e applicazione degli strumenti, analisi del materiale scientifico ottenuto.
    Persone da coinvolgere: tecnico, esperto di neuroscienze.
    ANALISI DELLE INFORMAZIONI: analizzare le informazioni ottenute, cercando di andare a capire quali dati utilizzare e che risultano significativi ai fini della ricerca, pretendendo il ricorso ad altre metodiche (vedere NeuroConsulenza/NeuroAnalisi). Altrimenti potremmo ottenere risultati parziali o non idonei, e non andremo a capire realmente cosa il consumatore pensi e provi e quindi sarebbe un investimento non utile all’azienda.
    Esempio: nel caso in cui l’attenzione di un consumatore dovesse essere attivata da stimoli visivi (es: un colore, un immagine), olfattivi, o uditivi, etc. che indubbiamente andrebbero a innescare dei meccanismi inconsci evocativi del proprio vissuto (attivando così emozioni nascoste consce e inconsce allo stesso consumatore), queste reazioni biofisiche potrebbero alterare o contaminare i risultati ottenuti con gli strumenti di NeuroMarketing portando ad avere dati falsi e non reali (non conducibili alle reazioni che ci aspettiamo, ma condizionati dal vissuto di ogni singolo individuo che è “unico”).
    Persone da coinvolgere: esperti di Linguistica Cognitiva, Neuroscienze Cognitive, Psicoterapie Brevi, Comportamento non Verbale, Economia Comportamentale.
  3. Analizzare i dati finali con la consapevolezza dei LIMITI del NeuroMarketing è fondamentale per fornire al cliente dati e risultati di analisi reali, meno contaminati e prodotti da bias. In questo modo l’azienda potrebbe davvero sfruttare realmente e pienamente l’opportunità d’investimento sul NeuroMarketing, consentendo una crescita e il raggiungimento degli obiettivi prefissati da entrambe le realtà coinvolte nel lavoro (azienda cliente e agenzia).