"Relazioni face to face e web mediate" - articolo di Jessica Guidi

Relazioni face to face e web-mediate

5° appuntamento con la rubrica “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, Guidi…
 

E col nuovo anno continuiamo la nostra rubrica dal titolo “Dipendenza da smartphone. Il paradosso della solitudine”, curata da Jessica Guidi

Relazioni face to face e web-mediate

Negli anni Settanta il sociologo canadese Marshall McLuhan si interessò alla possibile correlazione fra “progresso tecnologico e società, considerando in particolare il concetto di determinismo tecnologico, secondo cui i mutamenti delle tecnologie nel campo delle comunicazioni, per la loro pervasività, rappresentano la principale e più evidente causa di trasformazioni del tessuto sociale, determinando l’evoluzione della cultura e della struttura mentale delle persone” (McLuhan, 1962).

Medium

Qualsiasi tecnologia che determina un incremento delle facoltà e della capacità costituisce un medium, cioè un mezzo attraverso il quale ci interfacciamo con il mondo. Sempre secondo McLuhan ad avere un influenza maggiore non è il messaggio in se per sé, ma i caratteri strutturali del medium o di mezzo di comunicazione, che viene utilizzato per la trasmissione; è a tale proposito che coniò l’espressione “il medium è il messaggio”[1].

Ogni medium suscita comportamenti e sensazioni differenti nell’osservatore, ad esempio i medium di tipo stabile come la televisione che intrattiene il suo spettatore in una posizione statica sia in senso prettamente fisico che mentale, mentre il web è un medium ad alto livello di coinvolgimento e interattività, che stimola continuamente la nostra attenzione, influenzando in maniera più significativa i processi cognitivi che si attivano.

“In questo senso il web diventa un’esteriorizzazione delle nostre capacità sensoriali e percettive, attraverso un’immensa ragnatela che abbraccia il mondo”.

Virtuale

“Virtuale” etimologicamente deriva dal termine virtus che significa forza, potenza. Quindi virtuale è da intendersi come qualcosa che esiste in potenza e non nel qui ed ora, ma rappresenta semplicemente un distacco dal tempo, quindi un percepire in modo diverso delle variabili spazio,  tempo e luogo.

Poiché il mondo virtuale abbatte i limiti spazio-temporali, genera energia creativa, per cui «l’internauta non è un soggetto passivo che prende atto del pensiero altrui, ma è un soggetto attivo che deve fornire il proprio contributo per arricchire la quantità e soprattutto la qualità dei messaggi presenti nel cyberspazio[2]» (Massaro, 2000, 38).

Il virtuale consente di immaginarsi il mondo della fantasia, come esperienza di simulazione dell’immaginario, in cui, però, si rischia di perdersi se non si riesce a tenere distante la vera identità da quella virtuale, creata con Internet. (Tonioni,2011,56ss)

Internet consente di estendere la dimensione esperienziale nel tempo e nello spazio ma allo stesso tempo modifica elementi della propria identità che non è più statica ma è dinamica o addirittura «fluida», come scrive Siri (1997, 32).

Turkle (1997), infatti, parla di un senso di sé «fluido» e anche di identità multiple.

Landi afferma inoltre che la Rete rappresenta un’estensione dell’ego e la persona virtuale è l’ego.

Quindi accade che nel mondo reale le persone hanno paura di ricevere una disapprovazione da parte degli altri, mentre nel mondo virtuale le relazioni vengono vissute in modo paritario, senza paura dell’autorità e ciò potrebbe rappresentare un rischio anche a parlare e a comportarsi male.
(Joinson,1998)

«Pensa», dice il Dottor Tonioni, «che formidabile strumento è il web per relazionarsi fra ragazzi laddove un rossore può mandare in pezzi un adolescente».

L’adolescenza, l’identità e internet

Il periodo dell’adolescenza e quindi di costruzione dell’identità è un momento molto delicato, e la possibilità che offre Internet di sperimentare numerose identità può avere una valenza dicotomica, positiva o negativa. «Una valenza positiva se questa possibilità favorisce la sperimentazione di altri ruoli, con lo scopo di esaudire i propri desideri o bisogni, ma acquisisce una valenza negativa qualora diventasse un rifugio, prevalendo sulla dimensione reale» (Pattaro, 2006, 74-84).

Di fatto qualsiasi schermo digitale fornisce una sorta di protezione rispetto agli urti emotivi della vita.

Rheingold asserisce che la comunicazione avviene senza un incontro fisico dei soggetti che, attraverso il monitor, si scambiano parole, conoscenze, pettegolezzi, progetti, consigli, compiono transazioni, giocano, flirtano, si innamorano, trovano amici, così come avviene nel mondo reale (Rheingold, 1994,4).

La differenza sostanziale è che nel virtuale rimane fuori il corpo poiché mantiene sempre la distanza fisica tra soggetti.

Nel momento che il corpo viene escluso dall’interazione, anche le emozioni saranno coartate e in certi casi dissociate, generando una comunicazione solo parziale, eludendo la comunicazione non verbale.

Le Emoticon per sopperire agli aspetti paralinguistici della comunicazione

Derivante dalle parole inglesi “Emotional” e “Icons”, gli emoticon costituiscono un vero e proprio codice, un nuovo linguaggio dei nativi digitali, sviluppatosi per sopperire alla mancanza degli aspetti paralinguistici della comunicazione, e di aspetti legati al linguaggio non verbale, come il contatto oculare, l’espressione della mimica facciale, la gestualità, e di tutti gli elementi che permettono di decifrare emozioni e stati d’animo, che altrimenti non troverebbero espressione nel linguaggio delle relazioni web mediate.

Le Emoticon per sopperire agli aspetti paralinguistici della comunicazione
Le Emoticon per sopperire agli aspetti paralinguistici della comunicazione

La caratteristica della interazione digitale, è che si attua attraverso uno schermo, e che da un lato l’utente è isolato davanti ad esso, mentre dall’altra parte è in contatto con il prosperoso villaggio globale.

La comunicazione digitale, sacrificando “la fisicità”, la corporeità, può avere delle conseguenze negative sui processi di integrazione mente-corpo, fino a diventare il fulcro di nuove forme di psicopatologia su base dissociativa, e a superare il concetto di spettro bipolare, tanto presente nella nostra società attuale.

Queste due dimensioni nell’adolescente entrano in gioco nella formazione dell’identità, e attraverso le relazioni digitali possono rimanere distanti tra loro, ed avere in seguito delle conseguenze cliniche del pensiero e dell’umore dell’individuo.


[1] McLuhan, 1964
[2]Cyberspace è il dominio caratterizzato dall’uso dell’elettronica e dello spettro elettromagnetico per immagazzinare, modificare e scambiare informazioni attraverso le reti informatiche e le loro infrastrutture fisiche. https://it.wikipedia.org/wiki/Cyberspazio

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